Il bambino indaco
di Marco Franzoso
Giulio Einaudi Editore
pp. 141
€ 16.00
Trattieni il fiato, io l’ho fatto, lascia pure nelle tue scarpe ogni paura e cammina scalzo tra le debolezze di questi personaggi. Intraprendi questa storia consapevole che non abbandonerà la tua mente tanto facilmente. Accomodati pure su di una comoda poltrona e tieni strette le tue mani su cui rigido poggia il libro, quasi come se le tue mani potessero dar forza a chi di forza pare non ne abbia avuta tanta, a chi di forza ne ha avuta dipendentemente dalla quella indotta. Ci son occhi che vedono tutto e gli stessi che guardano con troppo amore e, allora, spesso, ci vedono male. A volte fuori tempo. Forse è ciò che accade a Carlo, il protagonista di questa triste storia. Un libro che racconta la fine nelle sue prime pagine, una scelta stilistica dell’autore molto apprezzata, come ben riuscita è la presenza di continui flash back. Una penna perfetta, coerente con la storia, periodi brevi, a volte confusi, che si associano assolutamente alla storia. E’ la trama di un bambino speciale, indaco, e di una madre che lascia deperire il suo bambino, mal cresciuto, pur di inseguire la consolidata idea della << purezza assoluta>>, che può esser raggiunta solo attraverso disumane condizioni nutrienti. E’ la storia di un padre che non sa come reagire difronte a quel che vive, ma a cui non vuol realmente credere. E’ la storia di una suocera che entra in gioco per risolvere il problema e che, a suo modo, pensa di esserci riuscita. Pensar di far sempre la cosa giusta, solo perché si è in buona fede, è un errore umano non sempre perdonabile. E’ un errore che può generare il male più atroce nei luoghi più puri. Con amore lo avrebbe ucciso, ma lei, per amore l’ha uccisa. Se almeno lui fosse stato meno innamorato, avrebbe forse in tempo capito ed evitato il peggio. Marco Franzoso narra con tale perfezione un racconto che mette paura anche ai più temerari. Racconta una realtà dei nostri tempi con cruda e ingannevole delicatezza.