«L’omelia è la pietra di paragone per valutare la vicinanza e la capacità d’incontro di un pastore con il suo popolo. Di fatto, sappiamo che i fedeli le danno molta importanza; ed essi, come gli stessi ministri ordinati, molte volte soffrono, gli uni ad ascoltare e gli altri a predicare […]. Nell’omelia, la verità si accompagna alla bellezza e al bene. Non si tratta di verità astratte o di freddi sillogismi, perché si comunica anche la bellezza delle immagini che il Signore utilizzava per stimolare la pratica del bene. La memoria del popolo fedele, come quella di Maria, deve rimanere traboccante delle meraviglie di Dio». Con queste parole Papa Francesco ha trattato dell’omelia nell’esortazione apostolica Evangelii gaudium (cfr. nn. 135-159). Queste stesse parole ben riassumono l’evento che si è tenuto martedì 25 aprile nell’Aula I della Facoltà Teologica di Capodimonte: la presentazione del libro Il canto della Fede. Preghiere dalla Parola celebrata, di Carlo Ambrosio Setti (Edizioni Viverein). In esso, il prete-medico di origini napoletane raccoglie le omelie in versi pronunciate nella Basilica di San Pietro in Vaticano, dove da anni celebra la Messa il sabato mattina.
«Grazie a don Carlo possiamo approcciare il discorso ermeneutico, in particolare dell’attualizzazione. L’omelia è una delle principali forme di attualizzazione», ha spiegato il decano della Facoltà Teologica don Gaetano Di Palma nel suo intervento. «È importante, allora, non svilire nella celebrazione lo spazio dato alla Parola, che è stato riguadagnato con la riforma liturgica conciliare».
Con l’omelia, dunque, ci troviamo davanti a un punctum dolens. Di per sé, essa non è una lezione di esegesi, benché la presupponga, né un banale appiattito commento della vita quotidiana. È la proposta della freschezza dell’annuncio di speranza e di amore, inserito nel contesto del mistero celebrato del Cristo. E l’autore, percorrendo quasi per intero il ciclo dell’Anno liturgico (A, B e C) e toccandone i diversi temi, ci fa incontrare il Cristo e tutti i personaggi che fanno da corona al suo mistero: i giusti come i peccatori, gli ammalati come i poveri e, non ultimi, la Madre e gli apostoli.
«Dalla Parola alla vita per ritornare alla Parola o, se si vuole, dalla vita alla Parola per ritornare alla vita», ha detto don Pasquale Incoronato nella sua presentazione. «La lettura del testo di don Carlo», ha proseguito il pastoralista, «non solo ci fa percorrere questo itinerario “teologico”, ma ci fa capire che c’è un vissuto religioso che viene comunicato, da cui emerge una contagiosa capacità di professare con la vita e con il cuore l’assoluto primato di Dio e la carità per i fratelli».
Secondo un pensiero antico, ma sempre attuale, la legge della preghiera è la legge della fede: legge leggera e dolce! Chi prega crede, però, non per prescrizione, ma per convinzione, perché ascolta e parla con una persona viva e sempre presente: Gesù, l’unico Maestro, Salvatore e Signore. Per questo motivo la preghiera, più che norma o legge, è lo stile di vita di chi ama Gesù e parla con lui e di lui con fede. Il libro di don Carlo Ambrosio Setti vuole indicare proprio la duplice preghiera del credente che canta la preghiera della fede delle opere e la preghiera delle opere della fede.