<<Se Napoli vuole stare bene, deve prendersi monsignor Sisto Riario Sforza>> (Papa Gregorio XVI). Nella prestigiosa sede di Castel Capuano a Napoli, nel 140esimo anniversario della morte del Venerabile Cardinale Sisto Riario Sforza, il 29 settembre ha avuto luogo il convegno Il Venerabile Cardinale Sisto Riario Sforza Arcivescovo di Napoli. Napoletano, Giurista, Santo, evento promosso dall’Istituto di ricerca storica delle Due Sicilie.
Il Venerabile – Discendente di antichissima ed illustre nobiltà, nacque a Napoli il 5 dicembre 1810. Il padre, duca Giovanni, vantava una discendenza dai Riario, di origine gota o normanna, e da quella degli Sforza di Milano; la madre, Maria Gaetana, era dei principi Cattaneo di Sannicandro, di origine genovese. Accolse nel Regno di Napoli il pontefice Pio IX che la rivoluzione romana costrinse a riparare a Gaeta, e per 18 mesi divenne il suo angelo consolatore, nelle dimore reali di Portici e Napoli. Il Cardinale seguiva personalmente il cammino sacerdotale dei seminaristi e chi non aveva la vocazione veniva inevitabilmente espulso, perché secondo il giusto ideale, il sacerdote doveva essere esempio vivente della presenza di Cristo in terra. Offrì ai poveri e alle parrocchie della sua diocesi beni e denari, non disdegnando di soccorrere personalmente, nell’anonimato e protetto dall’oscurità della notte, intere famiglie immiserite e giovani caduti, chi per bisogno e chi per malcostume, nel precipizio dell’immoralità. Fu l’istitutore per eccellenza di Opere Pie e Stabilimenti di beneficienza, in soccorso soprattutto dei malati e dei terminali a domicilio, precorrendo i tempi . Nel 1854, quando tutta l’Europa fu invasa dal temibile morbo del colera, per soccorrere i bisognosi e i malati, vendette i suoi beni facendosi povero per i poveri, fino a indossare abiti rattoppati, fino a mancare per sé di indumenti personali e da letto nell’ultima infermità. Dopo aver venduto oro, argento e preziosi, si privò anche dei latifondi situati in Puglia, Calabria e Sicilia, distribuendo il ricavato ai poveri, ma anche ai ricchi caduti in disgrazia, e niente trattenendo per sé. E quando non ci fu più nulla da vendere, il nobile cardinale cominciò a mendicare per poter ricavare il necessario per i suoi poveri. Arrivò finanche a chiedere un prestito di dodicimila ducati al banchiere Adolfo Rotschild. Quando ritornò a restituire l’ingente somma, il banchiere gli disse: “Vostra Eminenza può ritenere questo danaro: so bene a quale scopo esso è servito“. Durante l’eruzione vesuviana del 1861 mise a disposizione degli sfollati il palazzo arcivescovile di Torre del Greco. Partecipò al Concilio Ecumenico Vaticano I, come degno capo dell’episcopato meridionale; si pronunziò per la non opportunità della proclamazione del dogma dell’infallibilità papale. Incrementò la vita della vasta arcidiocesi, elevando il numero delle parrocchie, introducendo nuovi Istituti e ordini religiosi, favorendo le più svariate opere di assistenza sia materiale che spirituale e morale.
Il convegno - Ospitato nella celebre biblioteca A. De Marsico, ha visto la presenza dei presidenti del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Napoli e dell’Ente Biblioteca A. De Marsico, avvocato Armando Rossi e Roberto Fiore. Presente il marchese Giuliano Buccino Grimaldi, presidente dell’Associazione dei Cavalieri Costantiniani. Relatori oltre al barone Zampaglione ed a monsignore Luigi Castiello, il postulatore della Causa di Beatificazione, monsignore Nunzio D’Elia. Il cavaliere Rinaldi, in rappresentanza del Presidente Salemi, ha portato i saluti dell’Istituto di Ricerca Storica delle Due Sicilie.Nel pomeriggio, alle ore 18,00, officiata dal cardinale Crescenzio Sepe, e promossa dal parroco Don Ciro Riccardi, presso la chiesa dei Santi Apostoli, si è svolta una celebrazione Eucaristica in onore del Cardinale Sisto, impreziosita dal coro Le voci di Massabielle, diretto dal maestro Ninì Spinelli.
La location – Castel Capuano condivide con Castel dell’Ovo il titolo di castello più antico di Napoli ed è universalmente noto perché é stato per anni sede del Tribunale. Fu fondato nel 1140 a scopo di residenza reale per volontà di Guglielmo il Malo, figlio di Ruggero il Normanno, e così denominato per la sua vicinanza a Porta Capuana, la porta la cui strada conduceva verso la città di Capua. Sarà destinato a Palazzo di Giustiziadal 1503 dal vicerè don Pedro de Toledo che, al suo interno, accorpò tutte le corti di giustizia che si trovavano in città. La Biblioteca, che ha ospitato l’evento, ha più di un secolo di vita. Fin dalla fondazione, questa istituzione e il patrimonio che vi è custodito esprimono il vincolo intellettuale che storicamente anima il rapporto fra magistrati e avvocati, secondo dinamiche di estensione delle collezioni che partono proprio dalle donazioni di questi ultimi e vivendo in simbiosi con gli sviluppi della cultura giuridica e forense della città di Napoli.
L’Istituto di Ricerca Storica delle Due Sicilie – Si ispira alla tradizione cristiana, culturale e popolare che il Regno delle Due Sicilie ha lasciato in dono alle genti del Sud Italia. Mira ad instaurare informazioni e di collaborazione per favorire, il più possibile, la diffusione degli ideali comuni e della verità storica. I suoi membri, forti di esperienze anche decennali nel campo della ricerca storica e dell’associazionismo, aderiscono per amore verso la verità, troppo spesso occultata e calpestata dalla storiografia ufficiale. Raccoglie attorno a se appassionati di storia patria e ricercatori che con il loro impegno negli archivi possono dare una mano consistente al lavoro di recupero della memoria storica del popolo meridionale. Con la consapevolezza che solo riscoprendo le radici e tradizioni si potrà essere in grado di affrontare le sfide future.