Il cattivo tenente di Abel Ferrara, USA, 1992.
Harvey Keitel è il cattivo tenente. Corrotto, puttaniere, drogato e cattolico. Un viaggio che vuole essere iniziazione alla solitudine e all’autodistruzione fisica e spirituale. Una discesa all’inferno senza ritorno. Un ‘immersione nel Lete che non lava via il ricordo. Una parabola senza redenzione in cui non compare nessun Dio Salvatore, in cui il Cristo offeso se ne sta in silenzio, sordo ai lamenti e alla richieste d’aiuto. Il tempo nella sua eternità passa inesorabilmente, con una lentezza che disgrega con la sua terribile forza erosiva anche la certezza monolitica della fede. Nulla cambia, tutto resta così com’è. Scommettere in quest’universo metropolitano e infinito in cui il silenzio è l’unico suono dolce, significa vivere dando un senso alle ore che formano la giornata. E se l’idolo Strawberry dei Los Angeles Dodgers ti delude, devi insistere, fino in fondo senza abbandonarlo. Senza chiedere il perchè, senza ricercare giustizia. Amen.