«Ancora Diogene cerca l’uomo, non più ad Atene, ma nei percorsi liquidi del mondo globalizzato, in cui le culture s’incontrano e si confrontano. C’è un contributo che la cultura meridionale può dare per umanizzare l’ambiente e le relazioni interpersonali. Per questo abbiamo deciso di organizzare una “due giorni” di dibattiti e affrontare il problema dei rifiuti tossici e dell’inquinamento della società da parte delle mafie, in un territorio meraviglioso come quello campano e di tutta l’Italia Meridionale».
Con queste parole padre Domenico Marafioti, preside della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, ha aperto il Convegno sul tema Per un nuovo umanesimo. Il contributo del Sud, che si è svolto nel pomeriggio del 27 e nella mattinata del 28 maggio rispettivamente nell’Aula magna delle due Sezioni di Capodimonte e di Posillipo della Facoltà Teologica napoletana. All’evento, organizzato in preparazione al grande Convegno ecclesiale nazionale di Firenze (novembre 2015), sono intervenuti, tra gli altri, Franco Roberti, procuratore nazionale Antimafia (relazione sui risvolti sociali e penali del problema dei rifiuti), Giuseppe Messina di Legambiente (relazione sulla situazione della “Terra dei fuochi”), don Massimo Naro, docente della Facoltà Teologica di Sicilia (relazione sulla resistenza della Chiesa alle mafie) e il vescovo di Aversa, Angelo Spinillo, che è anche vice presidente della Conferenza Episcopale Italiana per il Sud (testimonianza sull’essere pastore in una terra generosa e difficile).
Sono trascorsi diversi anni da quando il vescovo-profeta Tonino Bello, nella presentazione del libro Chiesa e lotta alla mafia (1992), che raccoglieva gli atti di un importante seminario tenutosi all’Università di Cosenza, additava in Gioacchino da Fiore «l’icona del Sud della terra […] il capostipite di una scuola di profeti che non ha mai chiuso i conti con la speranza». Del suo pensiero citava le famose “tre ere”, in relazione alle tre Persone divine e alla realtà sociale in transito, per concludere che nel Sud ci sono ancora i segni dello stato degli schiavi, pur essendo in atto il passaggio verso lo stato dei liberi e, tuttavia, con qualche segno premonitore della comunità degli amici. Si tratta, ovviamente, della sudditanza alla mafia e dell’iniziato riscatto verso una realtà di uomini liberi.
A distanza di 23 anni ci chiediamo quanti di questi segni premonitori siano diventati realtà, ponendo fine allo stato servile per camminare verso quello della comunità degli amici.
Certamente due giorni di Convegno bastano appena per un inventario dei problemi e dei capitoli di una realtà così complessa. Anche perché è davvero, oggi più che mai, in questione la stessa “questione meridionale” ed è oltremodo complessa quella della legalità.
Per restare ancora alla formulazione di don Tonino Bello, però, ci sembra che essa possa ben contenere lo spirito e l’essenza di quanto la Chiesa nel Sud ha prodotto e va producendo nel campo più specifico della lotta per la legalità, che qui diventa principalmente la profezia oltre la mafia. Profezia come parlare innanzi e parlare avanti: innanzi ai potenti e al proprio popolo, avanti come lettura del presente per orientarlo verso un futuro qualitativamente diverso. Basti pensare alle parole di san Giovanni Paolo II nella Valle dei Templi, ad Agrigento, fino alla scomunica ai mafiosi, a Sibari, da parte di Papa Francesco, e alle parole che lo stesso pontefice ha pronunciato nel corso della sua recente Visita pastorale alla Chiesa di Napoli…
Siamo chiamati, allora, a essere non dei di-sperati, ma donne e uomini che fanno largo alla speranza: «La Campania, il nostro Sud, è una terra di grandi ricchezze naturali e umane; solo il XX secolo ha visto l’apertura di trecento Cause di beatificazione e canonizzazione», ha affermato il vescovo Spinillo nel suo intervento. «Ciò vuol dire che questa è una terra che ha tanta ricchezza di umanità, di fede. Poi, certamente, c’è il peccato che inquina e corrode un tessuto, ma non è la parte dominante». «Ciò che invece è verità nella vita di questa terra», ha concluso il presule, «è la ricchezza di persone, di fratelli che nella fede rispondono ad una vocazione e che con la loro vita cercano di essere in cammino sulla via del Vangelo, seguendo il Signore. C’è tanta grazia di Dio, tanta ricchezza. Dobbiamo tutti rimboccarci le maniche e non guardare sempre e solo al negativo».