Il crollo del Regno delle due Sicilie
Domenico DeMarco
Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli
2000, 233 pagine, E 16,53
Sul finire del XVIII sec. il regno di Napoli era uno dei maggiori stati d’Italia. Al suo interno la popolazione era composta da nobili e clero, classi privilegiate. Al di sotto di essi, la plebe. Tra questi due poli opposti, però, piano piano andava emergendo una nuova classe sociale, un ceto medio che riusciva ad acquisire sempre più importanza: era la borghesia fondiaria che, cercando di consolidare sempre più lo spazio man mano conquistato, fu costretta a far presto i conti con numerose problematiche. Questo è l’inizio dell’interessante saggio di Domenico DeMarco che studia e approfondisce cosa accadde in quegli anni di mutamenti e trasformazioni che avrebbero di lì a poco reso lo Stivale una nazione unita. Lo studioso approfondisce non tanto le cause storiche del Risorgimento, quanto il suo contesto, ciò mettendo in ampio risalto usi e costumi della popolazione italiana, descrivendone caratteristiche, aspirazioni, preoccupazioni. Le classi sociali protagoniste si troveranno nella condizione di rafforzare quel sentimento sociale che, minando alle basi la struttura socio-economica del Regno delle Due Sicilie, riesce a creare una grandissima aspettativa di libertà intorno alla figura del Garibaldi liberatore. La conclusione, citando l’eroe Carlo Pisacane, lascia riflettere su quale sia il vero significato della parola rivoluzione: «la rivoluzione si compie quando le istituzioni, gli interessi, su cui quel trono si poggiava, si cangiano». Un saggio esaustivo e preciso che, arricchito da fotografie dell’epoca e dati minuziosamente raccolti, ricrea perfettamente il contesto in cui ravvisare le nostre radici.