Il principale interrogativo che dovrebbero suscitare i documenti pubblicati da Wikileaks non è di natura palesemente politica; è un interrogativo più penetrante, tecnico, forse addirittura (non me ne vogliano i lettori) inaccessibile ai più; un interrogativo che investe quella fittissima rete diplomatica che fa degli Stati Uniti una sorta di grande fratello globale. Un dubbio che necessariamente assale osservando quantomeno il lavoro della componente operante in Italia di tale rete. Un quesito riassumibile nei seguenti termini: di cosa si occupano i responsabili di ambasciata e consolati statunitensi dalle 09.00 a.m. in poi?
Mi spiego meglio: approssimativamente alle 09.00 del mattino ogni cittadino italiano ha terminato l’inoculazione della dose giornaliera di “fatti” (assunti tramite giornali, televisione o radio). Il resto della giornata sarà poi dedicato a discussioni in ufficio o in casa propria, a qualche approfondimento e, in alcuni rari e fortunati casi, alla formazione di una critica e consapevole opinione. Tutte attività comunque collaterali, perché nel frattempo c’è ben altro di cui occuparsi: lavoro, famiglia, bollette da pagare e così via.
Orbene, chiunque alle nove del mattino è venuto a conoscenza di ulteriori manifestazioni della passio berlusconiana, dell’amicizia ridanciana tra il cavaliere e Putin, della dipendenza energetica dell’Italia dai paesi dell’est. Chiunque. Diplomatici inclusi. Poi questi ultimi dovrebbero però rendicontare, spiegare, dire cosa c’è dietro questi fatti puri e semplici. E invece cosa relazionano al Dipartimento di Stato USA? Che a Berlusconi piacciono le donne, che intrattiene ottime relazioni diplomatiche con Putin e che – per un motivo o per l’altro (forse più per l’altro) – dorme poco. Tutto qui.
Questo ci riconduce inevitabilmente all’interrogativo di partenza: di cosa si occupano ambasciatore e consoli statunitensi dalle nove in poi? Si può essere certi che non si rechino in cantiere o in fabbrica, si può ragionevolmente dubitare che sbrighino le incombenze domestiche ed è altrettanto inverosimile che vadano alla posta a pagare le bollette. Eppure avranno tutti un’agenda densa di impegni, appuntamenti e incontri istituzionali. Circostanze nelle quali si dovrà pur parlare di qualcosa.
Semmai Wikileaks rendesse pubblici degli ipotetici resoconti di questi incontri, chi si stupirebbe se tra i punti all’ordine del giorno figurasse l’omicidio di Avetrana?