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Il grande Gatsby

Il grande Gatsby è un film di Baz Luhrmann. Con Leonardo Di Caprio, Tobey Maguire, Carey Mulligan, Joel Edgerton, Isla Fisher, tratto dall’omonimo romanzo dello scrittore statunitense Francis Scott Fitzgerald pubblicato per la prima volta a New York il 10 aprile 1925. Un’interpretazione pilota di fervida immaginazione. E’ la più autentica delle speranze, padrona di una mente in grado di svilupparla con tutte le sue capacita e accoglierla con la più autorevole forza del signorile corpo. È una storia che nessuno sa, che tutti domandano ma che nessuno vuol sapere, l’unica cosa che conta per gli abitanti di New York, è che il padrone di casa continui a organizzare quelle sfarzose feste nel suo enorme castello. L’abitazione è posta, non a caso, a otto miglia dall’evidente luce che la casa della sua amata propaga. La speranza di ritrovare l’amore perduto, in quel sogno idilliaco matita di sfondi perfettamente disegnati, vivendo il presente come se il futuro ti avesse fatto una promessa alla quale non potrebbe mai mancare. È tutto già segnato, sono il figlio di dio, destinato a grandi cose. Sposato a quella donna dal momento in cui le nostre labbra si sono sfiorate. Un film narrato in terza persona da continui flashback da lui che, in un solo colpo, si ritrova nell’insolito complesso ruolo del “ vicino” e del “cugino” dei rispettivi amanti. Era uno, che coltivava la speranza più di chiunque io abbia conosciuto e che forse mai più conoscerò.
Erano le parole di Nick Carraway durante il colloquio con il medico della clinica dov’era ormai rinchiuso per alcolismo, insonnia e altri irrequieti momenti della psiche. Il suo racconto è il riassunto perfetto di un uomo nella sua quasi totalità. Poche parole e nessun disgusto per quell’uomo folle di speranza. C’era qualcosa in lui, grande sensibilità, era quasi come uno di quegli apparecchi che registrano i terremoti a dieci mila miglia di distanza.
Nell’età del jazz, usa la musica r&b, un’altra scelta da videoclip del regista. Kitsch. Tutto troppo duro, statico, poco emotivamente coinvolgente. Di Caprio, oltre la sua consolidata tecnica, non convince e non conquista la mia attenzione. Esasperatamente impostata la sua parte, troppo, un evidente richiamo a quelle parti che noto lo hanno condotto alla gloria di bello e bravo attore, evidente il bel volto dagli occhi blu che tentano di incantare tanto quanto hanno incantato in Romeo + Giulietta o in Titanic, in quell’ abbraccio che se non vuole, porta comunque la tua mente a scene di film già visti, come la scena d’amore che copre tutto tranne la passione stretta tra le loro dita, già vista. Una fotografia non mozzafiato, a volte perfetta, altre semplicemente bella. Tediosi e anacronistici i choma key delle scene in auto. Un’esagerazione che si contrappone a se stessa, è il troppo sfarzo che poco convince. Una villa cosi maestosa poteva mirare a lasciarci col fiato sospeso almeno per un po’, le feste potevano essere organizzate di scene coinvolgenti e di performance da invidia e invece, ritmo perfetto dei ballerini a parte, coreografie ben studiate e abiti realizzati calzando a pennello gli anni ‘20, tutto è stato come già visto, ha lasciato spazio a poco entusiasmo, come se avesse girato una sola scena da proporre poi a ogni festa. Un panorama che avrebbe potuto riflettere l’immaginario di chi era seduto difronte al grande schermo e che invece subiva passivo immagini di belle scene poco appassionanti. Pare che il film sia incentrato soprattutto sull’immagine del meraviglioso, megagalattico avere che il denaro permette, il resto è poca storia e ciò nonostante, neanche per questo ha colpito in un modo che ti facesse quantomeno alzare a battere le mani. Tradisce e trascura l’immagine focale della storia d’amore e del sogno di un uomo che per diventare potente e tanto importante, è capace di rinnegare i genitori e di lasciarli alla tenera età di soli dodici anni. Confonde la riflessione che l’autore con cura ha cercato di indurre nell’originale del suo romanzo.
Mio padre mi diede un consiglio, cerca sempre di vedere il lato migliore della gente, di conseguenza tendo ad astenermi da ogni giudizio ma persino io a volte non ci riesco.

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