S’è buttato di tutto nelle vene. Eroina, morfina, cocaina, acidi.Cercava lo sballo nei suoi viaggi ad Amsterdam e si ritrovava all’alba nel Red Light District a fissare il vuoto, un punto lontano anni luce nell’universo infinito della sua mente distrutta. Del suo corpo martoriato, pieno di piaghe. Di cicatrici. Si mangiava i funghetti allucinogeni come se fossero dei frutti di mare, dei mitili presi dagli scogli sporchi del Granatello. Magic Mushrooms che gli hanno massacrato il cervello, il sistema nervoso. Vagabondava tra montagne boschi incantati e deserti alla ricerca di un qualcosa che gli sfuggiva di continuo. Una chimera. Una donna bruna che lo ammaliava col suo canto soave e ingannatore. Un canto da sirena che lo faceva arenare sulle spiagge della desolazione cosmica.
James Le Bron
Ora si ritrova senza niente. Con amici che lo sfottono di continuo. Con la madre semiparalitica che non si muove dal letto. Con le sorelle che non lo vogliono per casa.Se ne va in giro con una cartellina bianca sotto al braccio. Ogni tanto la apre, prende un foglio e si mette a leggere o fa finta di scrivere.Poi guarda gli altri e ride. Ride sempre. Come un bambino a cui si faccia il solletico. Ma poi qualcuno gli si avvicina e lo prende a schiaffi e calci. Senza motivo, solo perchè non può reagire. Solo perchè è incapace di distinguere il bene dal male, la realtà dalla fantasia. Si fa scuro in volto a ogni cazzotto che gli arriva. Gli si dipingono sul viso strane smorfie di dolore. Ma dopo un pò ricomincia a ridere. Si alza e corre. Corre forte verso un lampione, poi salta e schiaccia un pallone immaginario in un canestro di luci al neon. E con la faccia incazzata di James Le Bron se ne va a casa affogando nella notte.