Parlare di mafia all’estero non vuol dire fare cattiva pubblicità al nostro paese. Raccontare delle numerose contraddizioni che attanagliano l’Italia deve essere uno spunto di riflessione senza sentirsi offesi o denigrati in alcun modo. Questo è uno dei presupposti che Roberto Saviano tende a ricordare a chi si sente umiliato dai suoi racconti che sempre più spesso varcano i confini. Parlando proprio di questa internazionalizzazione del fenomeno mafia, il famoso autore di Gomorra ha portato a casa qualche giorno fa un premio importante e prestigioso. Quello conferito dal parlamento europeo a Bruxelles al Libro europeo 2010 per la sezione saggistica, allo scopo di contribuire alla promozione di valori giusti e contro ogni forma di totalitarismo. Presieduta dal tedesco Schlondorff, noto scrittore e regista, la giuria ha selezionato i due libri (quello di Saviano “La bellezza e l’inferno” e quello della Oksanen “Purge”) come esempi di talento, creatività e coraggio insieme.
Tanta la soddisfazione di Roberto Saviano che si è detto <<contento di questo premio perché permette ad uno scrittore italiano di parlare all’intera Europa>>. Ciò conferma quanto lui stesso ha più volte dichiarato: parlare di mafia e camorra all’estero è solo un modo per tenere sempre una luce puntata sul marcio che non riguarda esclusivamente l’Italia; non vuol dire tradire la nostra terra, ma impegnarsi a difenderla giorno dopo giorno con i mezzi che si hanno a disposizione.