Benedetto XVI nell’udienza generale di mercoledì 21 gennaio 2009
di Antonio Colasanto
La catechesi di questo mercoledì, a migliaia di fedeli letteralmente stipati nell’aula Paolo VI, è stata dedicata da Benedetto XVI alla Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani che si concluderà domenica prossima con la festa della conversione dell’ apostolo Paolo.
Si tratta di una iniziativa spirituale quanto mai preziosa- ha spiegato il Papa –in risposta all’invocazione accorata che Gesù rivolse al Padre nel Cenacolo, prima della sua Passione: "Che siano una cosa sola, affinché il mondo creda che tu mi hai mandato" E ancora Gesù aggiunge come scopo di questa unità: “perché il mondo creda.”
La piena unità è quindi connessa alla vita e alla missione stessa della Chiesa nel mondo. Essa deve vivere una unità che può derivare solo dalla sua unità con Cristo, con la sua trascendenza, quale segno che Cristo è la verità.
Grande quindi è la responsabilità di noi credenti che siamo chiamati a mostrare al mondo il dono dell’unità che rende credibile la nostra fede. Questa è la consegna che il Papa oggi ha affidato ad ogni comunità cristiana perché “prenda consapevolezza dell’urgenza di operare in tutti i modi possibili per giungere a questo obiettivo grande. Ma, sapendo che l’unità è innanzitutto "dono" del Signore, occorre al tempo stesso implorarla con instancabile e fiduciosa preghiera. Solo uscendo da noi e andando verso Cristo, solo nella relazione con Lui possiamo diventare realmente uniti tra di noi. E’ questo l’invito che, con la presente "Settimana", viene rivolto ai credenti in Cristo di ogni Chiesa e Comunità ecclesiale; ad esso, cari fratelli e sorelle, rispondiamo con pronta generosità”
Quest’anno la Settimana di preghiera per l’unità ha proposto alla nostra meditazione e preghiera le parole di Ezechiele “Che siamo una cosa sola nella tua mano”; parole che il profeta utilizza per la ritrovata riunificazione delle tribù di Giuda e Israele e che Benedetto XVI ha definito “una “trasparente parabola dell’unità”, “particolarmente eloquente per l’intero movimento ecumenico”, perché “pone in luce l’esigenza imprescindibile di un autentico rinnovamento interiore in tutti i componenti del popolo di Dio”. Un rinnovamento, ha osservato il Papa, possibile solo a una condizione, quella della “conversione del cuore.”
Questo spirito – ha poi detto il Papa – ha animato la Chiesa cattolica, la quale, nell’anno appena trascorso, ha proseguito, con salda convinzione e radicata speranza, a intrattenere relazioni fraterne e rispettose con tutte le Chiese e Comunità ecclesiali di Oriente e di Occidente. Si è sforzata di non venire mai meno all’impegno di intraprendere ogni iniziativa che tendesse a ricomporre l’unità e le relazioni fra le Chiese e i dialoghi teologici hanno continuato a dare segni di convergenze spirituali incoraggianti.
“Io stesso – ha ricordato Benedetto XVI- ho avuto la gioia di incontrare, qui in Vaticano e nel corso dei miei viaggi apostolici, cristiani provenienti da ogni orizzonte. Ho accolto con viva gioia per tre volte il Patriarca Ecumenico Sua Santità Bartolomeo I ed, evento straordinario, lo abbiamo sentito prendere la parola, con fraterno calore ecclesiale e con convinta fiducia verso l’avvenire, durante la recente assemblea del Sinodo dei Vescovi. Ho avuto il piacere di ricevere i due Catholicoi della Chiesa Apostolica Armena: Sua Santità Karekin II di Etchmiazin e Sua Santità Aram I di Antelias. E infine ho condiviso il dolore del Patriarcato di Mosca per la dipartita dell’amato fratello in Cristo, il Patriarca Sua Santità Alessio II, e continuo a restare in comunione di preghiera con quei nostri fratelli che si preparano ad eleggere il nuovo Patriarca della loro veneranda e grande Chiesa ortodossa. Ugualmente mi è stato dato di incontrare rappresentanti delle varie Comunioni cristiane di Occidente, con i quali prosegue il confronto sull’importante testimonianza che i cristiani devono dare oggi in modo concorde, in un mondo sempre più diviso e posto di fronte a tante sfide di carattere culturale, sociale, economico ed etico. Di questo e di tanti altri incontri, dialoghi, e gesti di fraternità che il Signore ci ha concesso di poter realizzare, rendiamo insieme a Lui grazie con gioia.”
In questa Settimana di preghiera ringraziamo il Signore perché prosegua e s’intensifichi il dialogo ecumenico e nel contesto dell’anno dedicato a celebrare il bimillenario della nascita di San Paolo dobbiamo necessariamente rifarci a quanto questo grande apostolo ha scritto a proposito dell’unità della Chiesa.
“Ogni mercoledì -ha detto il Papa – vado dedicando la mia riflessione alle sue lettere e al suo prezioso insegnamento. Riprendo qui semplicemente quanto egli scrive rivolgendosi alla comunità di Efeso: "Un solo corpo e un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione, un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo". Facciamo nostro l’anelito di san Paolo, che ha speso la sua vita interamente per l’unico Signore e per l’unità del suo mistico Corpo, la Chiesa, rendendo, con il martirio, una suprema testimonianza di fedeltà e di amore a Cristo.
Seguendo il suo esempio e contando sulla sua intercessione, ogni comunità cresca nell’impegno dell’unità, grazie alle varie iniziative spirituali e pastorali e alle assemblee di preghiera comune, che di solito si fanno più numerose e intense in questa "Settimana", facendoci già pregustare, in un certo modo, il giorno dell’unità piena. Preghiamo perchè tra le Chiese e le Comunità ecclesiali continui il dialogo della verità, indispensabile per dirimere le divergenze, e quello della carità che condiziona lo stesso dialogo teologico e aiuta a vivere insieme per una testimonianza comune.
Il desiderio che ci abita in cuore- ha concluso Papa Benedetto – è che si affretti il giorno della piena comunione, quando tutti i discepoli dell’unico nostro Signore potranno finalmente celebrare insieme l’Eucaristia, il sacrificio divino per la vita e la salvezza del mondo. Invochiamo la materna intercessione di Maria, perché aiuti tutti i cristiani a coltivare un più attento ascolto della Parola di Dio e una più intensa preghiera per l’unità.”