Nonostante le molteplici campagne d’invettiva globale e i tanti anatemi ambientalisti contro i famigerati gas serra, c’è chi ne sostiene l’utilizzo. Non solo, li fa diventare protagonisti del sostentamento di un’intera cittadina.
È il caso di Cubillos de Sil (provincia di León) in Spagna, dove è stata realizzata la prima città dell’energia a gas-serra, ovvero una mega struttura dal nome Compostilla, deputata alle fasi di: cattura, trasporto e stoccaggio di biossido di carbonio (CO2), al fine di rendere l’intero territorio circostante autostenibile dal punto di vista energetico.
Di fatto si tratta del primo progetto del genere realizzato su larga scala, e soprattutto in evidente controtendenza con l’approccio green della Spagna degli ultimi anni.
Ma come funziona il tutto?
Il processo di Compostilla consta di tre step: la cattura, ovvero l’isolamento della CO2 contenuta nei gas di combustione; il trasporto (mediante convoglio con tubi che trasportano gas naturale o camion cisterna), e l’immagazzinamento a 800 metri sottoterra.
Gli ingegneri responsabili del progetto prevedono di risparmiare una mole di emissioni di anidride carbonica pari al 20% in meno entro l’anno 2050. Come? Grazie a tutta la CO2 accumulata e poi conservata in magazzino.
I promotori del progetto difendono la tecnologia d’immagazzinamento di biossido di carbonio definendo quest’ultimo <<un prodotto che la natura ha sempre creato nel corso della storia in tanti depositi geologici di acqua, petrolio e gas>> come afferma lo stesso Modesto Montoto, direttore del programma di stoccaggio di CO2 per il programma Compostilla. <<La maggioranza della gente crede che l’anidride carbonica sia tossica, quando invece si tratta di un prodotto che si trova da sempre in natura>>, spiega Montoto.
Il presupposto sarebbe dunque quello di evitare di ricorrere a nuove emissioni di gas serra, stoccando ed ottimizzando la CO2 già presente in natura, e in tal modo frenare sensibilmente il nocivo surriscaldamento globale accusato dei tanti stravolgimenti climatici planetari.
Inoltre, se è vero che ad oggi l’81% delle energie proviene da combustibile fossile (carbone, petrolio e gas) e le cosiddette energie sporche continueranno a rappresentare almeno fino al 2050 il 65% dell’approvvigionamento totale terrestre, piuttosto che soggiacere alle dipendenze dai paesi arabi, si sperimenta, con Compostilla, un metodo valido per rendersi autosufficienti.
Non la pensano allo stesso modo i tanti detrattori del progetto. In prima linea gli ecologisti di Greenpeace Spagna, che fanno sapere, tramite la direttrice esecutiva Miren Gutiérrez, di voler chiedere presto alle autorità la chiusura di questa struttura, pericolosa in quanto: <<prevede la combustione di carboni fossili altamente nocivi, senza portare nessuna prova scientifica su una reale efficienza nel lungo termine>>.
Ad ogni modo per ora il progetto Compostilla ha usufruito di ingenti finanziamenti da parte dell’Unione Europea: in totale 128,4 milioni di euro.