LA PRIMA LINEA di RENATO DE MARIA; ITA-BEL, 09.
Catturato nell’83, Sergio Segio, tra i fondatori dell’organizzazione terrorista di Prima Linea, dopo qualche tempo, si dissociò dalla lotta armata. Reo confesso dell’omicidio del giudice Alessandrini, ha scontato vent’anni di galera. Il film è tratto dal libro di Segio, reso con forza da R. Scamarcio: ha l’andamento di una angosciata confessione in pubblico sull’immensa inutilità di tutte quelle vite spezzate, di tutta quella crudeltà; in nome, poi, di un sogno di pace e di felicità, che doveva essere la mitica “rivoluzione”. Mentre invece ha portato solo dolore. E’ costruito con maestria tecnica. Parte dalla clamorosa evasione da lui organizzata della terrorista Susanna Ronconi (G.Mezzogiorno), divenuta moglie (poi separati). Su questo tronco s’innestano i ricordi che aiutano a ricostruire con efficacia la vicenda tormentata, in qualche modo esemplare, di tutta una fascia di gioventù che aderì alla lotta armata. Sempre più isolati, sempre più odiati, trasformarono questa sconfitta politica in una dimensione di pura follia, insensibile al sangue, mentendo a se stessi, illudendosi di poter sopravvivere gridando parole sempre più prive di senso. Il film rende questo segno con sobrietà. Si allude a Dostoevskij: giustamente; è l’unico in grado di rendere questo abisso di tragedia individuale e collettiva che è stato il terrorismo.