La storia di Marco
di Giampaolo Bellucci
ed. A&A
pp. 62
9,90 euro
La storia di Marco, pur essendo un lungo racconto d’invenzione dell’autore, ambientato nella periferia ternana, potrebbe essere la storia di chiunque, ambientata in una qualsiasi altra città italiana, dove le storie sembrano ripetersi, uguali, senza tempo e senza memoria. Una storia come tante, come troppe.
Si inizia a quindici anni, come sfida, perché il mondo ti fa schifo, non sei in grado di combatterlo e la droga può costituire una apparentemente comoda via di fuga dalle responsabilità del mondo adulto, un ingannevole alibi per ritardare le scelte, le fatiche, gli impegni che l’esistenza di ogni adulto comporta. Fino a diventare la speranza di chi speranze non ne ha più.
Tutto, intorno, assume un grigiore dal quale si ha l’illusione di riuscire a venire fuori solo grazie alla droga, o per meglio dire, alle droghe.
Marco, il protagonista del libro, è un adolescente senza carattere, figlio di una società alla deriva, l’esempio quotidiano di quanto possano influire su una persona i luoghi, ma soprattutto le relazioni, le amicizie con persone la cui importanza e autorità finiscono per superare quelle dei genitori. Persone alle quali, chi è alla deriva, concede pieno potere sulla propria vita.
Giampaolo Bellucci ci presenta la cruda verità, in modo semplice e lineare, con un linguaggio semplice e diretto, ma quanto mai tagliente.
Il risultato è un piccolo libro, scorrevole, che getta un po’ di luce sulle dinamiche di certi “giovani d’oggi”, quelli che preferiscono di gran lunga alienarsi, fuggendo da una società che li ha delusi, anziché combattere.