Mentre me lo raccontava cercavo di immaginarla quella situazione paradossale.Entri in una casa per fare doposcuola a un bambino di sette anni appena, e ci trovi l’impossibile: tutto sommerso di fuliggini. Peli di cane. Puzza di cane e di piatti sporchi. Un nonno premuroso immobilizzato in un letto. Una madre stralunata, bionda, alta, magra, polacca e bellissima. Quasi sempre assente, soprattutto di notte. Un padre alcolizzato e strafottente da poco scappato via con una brasiliana. Una “signorina” senza nome di circa settant’anni, sconosciuta e muta, quasi fosse un fantasma, probabilmente lì solo per farsi compagnia.E un bambino, magro, piccolo, innocente e denutrito. Chiuso nel suo mondo, alle prese con quella particolare “famiglia”. Alle prese con quella solitudine profonda.Di tanto in tanto, iniziato il doposcuola, non perdeva occasione per fare e dire cose strane, assurde. Un giorno divorava merendine e qualunque altra cosa di cui ogni bambino ha desiderio, confessando di mangiare a casa solo di sera, lui, il nonno e “signorina”. Un altro giorno si presentava all’improvviso fuori alla porta di casa per il doposcuola col pigiama ancora addosso. Un altro giorno ancora non era stato lavato. E un giorno, mentre studiava, se ne usciva scrivendo delle “enne” o delle “gi” enormi e urlando che il mondo ha bisogno di SUPER ENNE e SUPER GI. Quando è il loro momento lui lo sa e le fa arrivare lì sul quaderno o ovunque servano!A volte mi rendo conto di essere così vicina a delle situazioni impossibili, talmente impossibili che mi fanno persino ridere. Che stupida.