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La teologia dopo Veritatis gaudium nel contesto del Mediterraneo

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La teologia della misericordia, nella convivenza delle differenze: La teologia dopo Veritatis gaudium nel contesto del Mediterraneo, convegno sulla cultura dell’incontro, a Napoli, il 20 e il 21 giugno 2019, promosso dalla Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia meridionale, sezione san Luigi, presso la sede posillipina, in via Petrarca 115, con la straordinaria partecipazione, nella giornata del 21 giugno, di Papa Francesco. Nel corso del convegno, attraverso le varie relazioni enunciate, sono stati analizzati contraddizioni e difficoltà nello spazio del Mediterraneo. Argomenti di riflessione del convegno sono stati, nella prima giornata, la migrazione, il confronto culturale, religioso, i muri e le guerre; nella seconda giornata, gli argomenti trattati sono state incentrati sui luoghi di dialogo, quali l’arte, il discernimento, la conoscenza storica, il rispetto interreligioso e una teologia rinnovata. Un invito al dialogo con le università cosiddette laiche, l’inizio di un cammino per approfondire un dialogo interreligioso e interculturale. Il Patriarca Ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, si è fatto presente al convegno mediante una sua relazione, fatta pervenire al decano della sezione, Pino di Luccio, nella quale l’accoglienza è intesa come integrazione e mai come sincretismo, invitando ad accogliere, come dovere evangelico ed umano, chi è in difficoltà, rispettandone tradizioni e costumi.

La teologia nella lectio di Papa Francesco - La teologia dell’accoglienza – «Direi che la teologia, particolarmente in tale contesto, è chiamata ad essere una teologia dell’accoglienza e a sviluppare un dialogo autentico e sincero con le istituzioni sociali e civili, con i centri universitari e di ricerca, con i leader religiosi e con tutte le donne e gli uomini di buona volontà, per la costruzione nella pace di una società inclusiva e fraterna e per la custodia del creato […] Il modo di procedere dialogico è la via per giungere là dove si formano i paradigmi, i modi di sentire, i simboli, le rappresentazioni delle persone e dei popoli. Giungere là come etnografi spirituali dell’anima dei popoli ― per poter dialogare in profondità e, se possibile, contribuire al loro sviluppo con l’annuncio del Vangelo del Regno di Dio, il cui frutto è la maturazione di una fraternità sempre più dilatata ed inclusiva»; Esempi di dialogo per una teologia dell’accoglienza: «Dialogo non è una formula magica, ma certamente la teologia viene aiutata nel suo rinnovarsi quando lo assume seriamente, quando esso è incoraggiato e favorito tra docenti e studenti, come pure con le altre forme del sapere e con le altre religioni, soprattutto l’Ebraismo e l’Islam. Gli studenti di teologia dovrebbero essere educati al dialogo con l’Ebraismo e con l’Islam per comprendere le radici comuni e le differenze delle nostre identità religiose, e contribuire così più efficacemente all’edificazione di una società che apprezza la diversità e favorisce il rispetto, la fratellanza e la convivenza pacifica. Con i musulmani siamo chiamati a dialogare per costruire il futuro delle nostre società e delle nostre città»; Una teologia dell’accoglienza è una teologia dell’ascolto: «Il dialogo come ermenuetica teologica presuppone e comporta l’ascolto consapevole. Ciò significa anche ascoltare la storia e il vissuto dei popoli che si affacciano sullo spazio mediterraneo per poterne decifrare le vicende che collegano il passato all’oggi e per poterne cogliere le ferite insieme con le potenzialità. Si tratta in particolare di cogliere il modo in cui le comunità cristiane e singole esistenze profetiche hanno saputo . anche recentemente – incarnare la fede cristiana in contesti talora di conflitto, di minoranza e di convivenza plurale con altre tradizioni religiose»; Una teologia interdisciplinare: «Una teologia dell’accoglienza che, come metodo interpretativo della realtà, adotta il discernimento e il dialogo sincero necessita di teologi che sappiano lavorare insieme e in forma interdisciplinare, superando l’individualismo nel lavoro intellettuale»; Una teologia in rete: «La teologia dopo Veritatis gaudium è una teologia in rete e, nel contesto del Mediterraneo, in solidarietà con tutti i “naufraghi della storia”. Il lavoro delle facoltà teologiche e delle università ecclesiastiche contrbuisce alla edificazione di una società giusta e fraterna, in cui la cura del creato e la costrizione della pace sono il risultato della collaborazione tra istituzioni civili, ecclesiali e interrelgiose»; La teologia dopo Veritatis gaudium nel contesto del Mediterraneo- «Occorre partire dal Vangelo della misericordia, dall’annuncio fatto da Gesù stesso e dai contesti originari dell’evangelizzazione. La teologia nasce in mezzo agli esseri umani concreti, incontrati con lo sguardo e il cuore di Dio, che va in cerca di loro con amore misericordioso. Anche fare teologia è un atto di misericordia […] Sogno Facoltà teologiche dove si viva la convivialità delle differenze, dove pratichi una teologia del dialogo e dell’accoglienza; dove si sperimenti il modello del poliedro del sapere teologico in luogo di una sfera statica e disincarnata. Dove la ricerca teologica sia in grado di promuovere un impegnativo ma avvincente processo di inculturazione […] La teologia dopo Veritatis gaudium è una teologia del discernimento, della misericordia e dell’accoglienza, che si ponte in dialogo con la società, le culture e le religioni per la costruzione della convivenza pacifica di persone e popoli. Il Mediterraneo è matrice storica, geografica e culturale dell’accoglienza kerygmatica praticata con il dialogo e la misericordia. Di questa ricerca teologica Napoli è esempio e laboratorio speciale».