L’arte di essere fragili: come Leopardi può salvarti la vita
di Alessandro D’Avenia
Mondadori
Anno 2016
pp.209
prezzo 16,15 euro
Nel giugno del 1819 Giacomo Leopardi scrisse la poesia più bella della letteratura italiana: l’Infinito.
Sono ormai duecento anni dalla sua scrittura e la lettura dei versi del poeta recanatese non ha perso il fascino e la dolcezza di quei tempi in cui è stata generata, perché è l’immagine senza tempo e senza spazio dell’inquietudine dell’uomo nella sua esistenza terrena.
Leopardi continua a generare interesse e passione per la sua vita e per i suoi testi. È un autore che ancora parla al cuore soprattutto dei giovani e che in questi ultimi tempi ha riacquistato la sua vera dimensione, che la critica precedente aveva per molti aspetti sminuito.
SUPERAMENTO DEI PREGIUDIZI- L’immagine del poeta arrabbiato con la vita ed alla ricerca di un superbo isolamento, alimentata da pregiudizi e stereotipi che evidenziavano gli aspetti più negativi della sua esistenza, ne avevano senza dubbio compromesso l’immagine.
Oggi è stata scardinata l’immagine del Leopardi vittima del suo pessimismo e grazie anche al film di Mario Martone Il giovane favoloso del 2014 e soprattutto grazie al libro di Alessandro D’Avenia L’arte di essere fragili: come Leopardi può salvarti la vita, emerge finalmente l’immagine di un uomo che, pur se minato dalle sofferenze fisiche e in aperto contrasto con la cultura e i valori del suo tempo, nel corso della sua vita ha sempre rivelato un’ enorme voglia di vivere.
In tal senso è particolarmente significativo il testo di D’Avenia che egli scrive sotto forma di un diario a Giacomo Leopardi.
Quanto si legge nel suo libro, destinato ai suoi alunni di in un liceo del Nord, potrebbe suscitare perplessità e generare un sorriso ironico nel lettore.
IL MESSAGGIO - D’Avenia afferma che chi gli ha svelato il segreto della felicità è stato proprio Leopardi ed invita i suoi alunni a confrontarsi con i suoi pensieri e i suoi versi per ritrovare quegli stessi interrogativi alla vita che essi si pongono ed accettare la fragilità fisica dell’adolescenza non come una debolezza ma come una forza che genera sensibilità e coraggio.
D’Avenia, riferendosi all’epoca contemporanea che privilegia l’idea di perfezione a tutti i livelli dell’esistenza, bandendo ogni insufficienza, ogni debolezza, ogni fragilità da essa, in quanto non consone al modello precostituito dell’individuo, afferma con forza che è proprio da esse che bisogna costruire una società più vera […] Un’altra terra, fecondissima, la terra di coloro che sanno di essere fragili.
POETICA LEOPARDIANA- In effetti dalla lettura dei testi leopardiani emerge il temperamento reattivo del poeta e la certezza che lo stato di malinconia che lo accompagnò per tutta la vita non è mai degenerato in inedia, in passività, o come qualcuno ha affermato, in depressione, ma tutt’altro, ha generato energia e si è trasformato nel fuoco del canto e della poesia.
Nello Zibaldone, che è il testo che ha accompagnato Leopardi nel corso di quasi tutta la sua vita e che D’Avenia cita costantemente nelle sue pagine a sostegno della sua tesi, si legge nell’Agosto del 1820: Non è spenta in noi l’inclinazione. Si è tolto l’ottenere, non è tolto né possibile a togliere il desiderare. Non è spento nei giovani l’ardore che li porta a procacciarsi una vita e a sdegnare la nullità e la malinconia.
Tale passo acquista ancor di più di valore se si contestualizza all’interno della vita di Leopardi: qualche mese prima egli aveva tentato di fuggire da Recanati e la sua fuga era stata scoperta dal padre Monaldo per cui per un giovane di 21-22 anni come lui, costretto a vivere in un ambiente che non gli offriva più stimoli, impedito nel suo slancio verso l’esterno, colpito dall’acuirsi della sua malattia, non sembra possano esserci prospettive.
IL SEGRETO DELLA VITA- Eppure, leggendo tali righe non si ha l’immagine di un giovane che ha perso la voglia di vivere, anzi è evidente che egli continua a desiderare e mostra la volontà di superare ogni distanza e limite.
Leopardi per D’Avenia è l’esempio di chi, seguendo le sue passioni e le sue inclinazioni, anche nei momenti di buio, riesce a scavalcare la siepe e a dare pienezza e sostanza alla propria esistenza.
Ecco perché il poeta ha ancora tanto da suggerire ai giovani di oggi ed è questo il senso del messaggio che D’Avenia trasmette ai suoi allievi e ai lettori tutti: accettando le debolezze e le fragilità, imparando l’arte della riparazione della vita, vivendo intensamente le proprie passioni, si ritrova il vero significato di essa.