In un esclusivo resort tedesco sul Mar Baltico, si riunisce il G8 per varare misure economiche disastrose per molte nazioni. Insieme ad una pop star, una scrittrice, è presente anche Fratello Salus, un monaco certosino: raccoglie la confessione del coordinatore finanziario del G8, che poi si suicida. Il raffinato e colto autore di questo film (ITA-FRA, 16) è il regista Roberto Andò, palermitano. Il suo precedente film “Viva la libertà” (ITA, 13) era una commedia divertente ed enigmatica sulla politica. Lì anche c’era Toni Servillo. Anzi: tra i due, a mio avviso, c’è una profonda continuità-allargamento riflessivo. L’opera del 13 era un apologo morale, profetico, sui politici italiani. Qui lo sguardo si allarga: li riduce impietosamente a burattini, i cui manovratori sono un’associazione informale, tra capi governo, con al centro i gestori dei capitali finanziari, tipo Bildemberg, che controlla il mondo. Il regista ha citato economisti come Piketty e Stiglitz. Ma che ci fa là il monaco certosino? Perché è un teologo ribelle che affronta l’economia. Si chiama Salus, che vuol dire “salvezza”, un uomo che conosce il mondo; ammette che solo “la pietà” è salvezza, e che “nel male non c’è alcuna utilità”: sono assunti che per quell’accolita di volpi, non hanno senso: all’apparenza. Eppure, è la sua sola presenza che mette in crisi l’intero sistema: il tarlo dell’ineluttabilità nella propria coscienza, sconvolge Roché, latore di segreti inconfessabili e, a cascata, tutti gli altri. E’ un film intellettuale, perché ci rappresenta sul profilo etico, questioni assai corpose, come la responsabilità nelle scelte di economia, le loro conseguenze, in una modalità né ideologica, né moralistica. Ma con coinvolgente nitore espressivo.