«Il nuovo Anno accademico si apre in un contesto segnato da fattori di vivacità ecclesiale di importante rilievo – come, ad esempio, il Sinodo dei Vescovi sulla famiglia – e da una crisi ancora molto preoccupante. Da una parte le forti sollecitazioni di Papa Francesco per un Chiesa “in uscita”, adeguata evangelicamente alla realtà del mondo, disposta ad ascoltare gli uomini e le donne del nostro tempo con le loro domande, i loro dubbi, le loro attese e a fasciare le loro ferite. Dall’altra la grave crisi economica in cui versano molti paesi europei, palpabile in maniera particolare nel nostro Meridione d’Italia per le condizioni disperate che attanagliano tante famiglie».
Con queste parole il gesuita Domenico Marafioti, Preside della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, ha aperto la relazione annuale all’inizio della cerimonia d’inaugurazione dell’Anno 2015-2016, che si è tenuta il 19 ottobre nell’Aula magna della Sezione di Capodimonte.
Alla presenza del Gran Cancelliere, il Cardinale Crescenzio Sepe, dei Vescovi, di Autorità civili e militari, di numerosi docenti e studenti è iniziato, così, ufficialmente il lavoro delle due Sezioni (San Tommaso e San Luigi), degli Istituti Teologici aggregati e affiliati e dei diversi Istituti Superiori di Scienze Religiose (ISSR) di Campania, Basilicata e Calabria collegati alla Facoltà Teologica. Di essi è possibile avere un quadro più dettagliato attraverso il sito web (www.pftim.it) e i collegamenti che offre con quelli dei 22 centri accademici che insistono sul territorio meridionale.
A tenere la prolusione è stato Sua Eccellenza Luis Francisco Ladaria, Segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede, che ha trattato il tema: Il nuovo umanesimo a partire da Cristo. La prospettiva teologica di Gaudium et spes 22. L’arcivescovo Ladaria ha affermato che
«tante concezioni antropologiche rivendicano il qualificativo di “umanesimo”, perché collocano l’uomo al centro del loro interesse. La fede cristiana condivide molte di queste impostazioni e si sentirà in sintonia con molte di esse. Ma ha qualche cosa di nuovo da proporre. Al centro della sua concezione non colloca “l’uomo” ma “un uomo”: Gesù, l’uomo nuovo. E a partire da lui cerca di illuminare l’enigma dell’uomo, che per la fede cristiana non è enigma ma mistero».
Proprio nel momento in cui stiamo per celebrare il 50º della chiusura del Concilio Vaticano II e anche il 50º della costituzione pastorale è stato utile riflettere sull’insegnamento antropologico che la Gaudium et spes ci offre.
«Essa intende infatti parlare dell’uomo. Sebbene l’uomo non appaia nel titolo e nel sottotitolo di questo documento (Sulla Chiesa nel mondo contemporaneo), la lettura del proemio della costituzione ci fa vedere chiaramente che l’uomo è al centro delle preoccupazioni dei padri conciliari e lo è ancora oggi per gli importanti fatti ecclesiali che stiamo vivendo».
E ha concluso:
«L’incarnazione del Figlio conferisce a ogni uomo la massima dignità. Gesù, come ci insegna il Concilio, si è unito a ogni uomo, e sappiamo che questo è valido specialmente per i poveri e i piccoli di questo mondo. Da qui il rispetto fondamentale che merita l’uomo – ogni uomo e tutto l’uomo – chiamato a essere figlio di Dio Padre, tempio dello Spirito Santo, e fratello di Cristo, in una fraternità che non deve conoscere frontiere, come non ne vuole conoscere la paternità di Dio, cha fa piovere e uscire il sole su giusti e peccatori (cf. Mt 5,43-48)».
Gli ha fatto eco, a chiusura, il Cardinale Sepe:
«Il centro dell’antropologia cristiana non è un’idea, anche brillante, ma è una Persona. In questo consiste la sua novità più fondamentale e definitiva. È stato ripetutamente citato nei documenti, specialmente nel ricco magistero antropologico di san Giovanni Paolo II, e anche nella migliore teologia cattolica, di cui Monsignor Ladaria – fedele discepolo di Joseph Ratzinger – è stato un testimone questa sera. Ci è stato offerto uno schema che, partendo dalla cristologia, dunque “alla luce di Cristo”, lega in un modo armonico diversi aspetti della dottrina cristiana sull’uomo e il suo destino. A noi ora il compito di tradurlo nella nostra vita e in quello che siamo chiamati a fare nel servizio delle famiglie, delle parrocchie, delle scuole e dei vari ambienti in cui operiamo».