Viaggiare è certamente una delle cose più utili e molto spesso gradevoli che ci si possa concedere.
C’è chi lo fa per lavoro, chi per diletto, chi lo fa da pendolare tutte le mattine, chi lo fa per pura passione. C’è anche chi viaggia per raggiungere l’amore lontano. Ci sono diverse tipologie di viaggio e di viaggiatore, nessuna meno importante dell’altra.
Viaggiando si entra in contatto con un microcosmo, un piccolo universo, fatto di voci, colori, suoni, immagini, che si amplifica. Non contano la durata o i chilometri da percorrere: tutto intorno cambia. Anche il viaggiatore stesso!
Isolarsi con l’ipod è diventato una costante e chi sceglie il sottofondo musicale spesso lo fa per evitare di essere risucchiato dal vortice caotico in cui puntualmente si cade. La musica aiuta, paradossalmente, a concentrare la propria attenzione su se stessi e poco importa se non si sente l’annuncio in stazione o il passante che chiede informazioni: la musica crea una specie di pellicola con la quale ci si “difende” dall’esterno. Le canzoni che si ascoltano hanno il potere di fotografare le immagini e spesso, quando si riascoltano, tornano alla mente quelle stesse immagini catturate mentre passavano quelle note. Che si viaggi in corriera per motivi di studio o in alta velocità, poco cambia quando ci si mette le cuffiette: i paesaggi che paiono dipinti sul finestrino, anche se sono sempre gli stessi, non appaiono mai uguali. Si scrutano più attentamente i visi, si incrociano sguardi sconosciuti.
Quando si parte per mete lontane e ci si ritrova a viaggiare per diverse ore, un po’ come succede spesso a me, si sente il bisogno di uscire per qualche minuto dal piccolo e incatato universo che si crea con la musica: può apparire strano, ma sentire certi rumori del treno, come il vocio dei passeggeri, diventa anche gradevole dopo tanta musica. Come teletrasportati nella nuova dimensione, si cerca un diversivo: nei viaggi a lunga percorrenza si ricorre spesso alla ristorazione che diventa uno snodo importante per coloro che sentono il bisogno di un break: che sia la fame o solo il bisogno di ritornare alla realtà, il momento diventa più dolce quando il primo saluto, dopo ore di silenzio, lo scambi con operatori dalla simpatia inconfondibilemente partenopea. E quando il caffè arriva accompagnato da un sorriso sincero di chi non sa niente di te, ti pare quasi di non aver mai chiuso la porta di casa.