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Miami Beach

Ho visto tonnellate di carne umana unta di olio abbronzante australian gold asciugarsi sotto un sole tropicale che brucia la testa e le palme di cocco. Ho visto pappagalli biancoazzurri come il Napoli, cinesi rappare 50cent come neri di Harlem o del Queens baciando la foto di Mao che portavano appesa al collo come un santino. Ho visto homeless persiubriachiandati vicini a Maserati e Ferrari con la pelle rovinata e vaneggiare urlando contro i pappagalli e gli scoiattoli e contro tutta la Terra. Ho visto un’ottantenne con un perizoma stile Mercedes Ambrus muoversi con movenze caraibiche e un ragazzino con un parrucchino biondo che lo faceva tanto Marylin Monroe. Ho visto gente pippare sugli specchietti delle moto. Ho visto la solitudine dei cubani che la domenica arrivano da Little Havana e si sdraiano con tutta la famiglia di 500 persone sulla spiaggia sorseggiando birra e sentendosi parte del Sogno Americano. Ho visto italiani bere cappuccino e frappuccino negli Starbucks parlando del Milan e di Mourinho. Ho visto cocktail da 50 dollari, bottiglioni di vodka da 5 litri, pizzette piene di aglio e cipolla, negozi e cani senza padroni, biciclette stile Harley-Davidson senza freni. Ho visto la mia immagine riflessa nell’acqua. La mia testa spellata, gli occhi arrossati, la gola andata. Ho visto le mie mani e i miei piedi immergersi in sabbia bianca, trasparente.Ho visto la mia oimbra scappare per le strade inseguita da una folla urlante, da mostri non rovinati, dai guerrieri della notte. Ho visto  i miei occhi perdersi oltre le dogane della mie mente, i confini labili di terre psichedeliche, perdersi in tramonti infuocati che mi ferivano a morte, che mi distruggeva i polmoni come le bronco, le sigarette dei poveri di Miami. Ho visto le mie labbra tagliate deformate ingrossate da un herpes.Ho visto le mie mani raschiare il fondo, sporcarsi, cercare le pillole per dormire, l’accendino,la lattina di birra’ la bottiglietta di rum,il cappello dei Miami Heat. Ho visto le mie mani   toccare la testa di una bambina che mi tirava la sabbia e mi sorrideva da una lontananza siderale.

 

 

 

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