Cento croci in esposizione nel (Di)segno della Croce di Lucio Iezzi, nel complesso monumentale diocesano Donnaregina di Napoli, dal 11 al 29 aprile 2019, in un evento curato da Simona Pierchiazzi e promosso dal complesso diocesano insieme all’arcidiocesi di Napoli, dall’associazione Fare Chiesa e Città, ADI Delegazione Campania. Esposizione inedita, frutto di uno studio introspettivo, un processo mentale di disamina analitic, uno stadio mediativo, in cui far confluire e affiorare percezioni, nozioni, memorie, emozioni.
La mostra – Presenta in un’esposizione inedita site specific cento croci, in una ricerca composta da aspetti diversi. L’ideazione dei simboli è forma di comunicazione, uno schema grafico intende trasmettere in estrema sintesi i valori precipui di riferimento e la Croce è certamente uno dei simboli più espressivi e potenti che moltiplica nel tempo, attraversandolo, il suo messaggio. La sua essenziale raffigurazione limitata all’intersezione di due tratti trasmette un potere evocativo straordinario: oltre al richiamo storico, il simbolo della Cristianità induce a forti rimandi trascendenti, come il solco fra morte e resurrezione, fra sacrificio e redenzione, ovvero fra corpo e anima, fra materia e spirito, fra tempo ed eternità, fra dolore e felicità. Il disegno della Croce è un significante molto profondo, possiede le proprietà intrinseche dell’ideogramma della filosofia del bene e del giusto.Questa proprietà è coinvolgente e trova Lucio Iezzi impegnato in una ricerca del tutto personale, scaturita e condotta come esercizio compositivo. È uno studio appassionante ed impegnativo dovendo far coesistere le infinite possibili astrazioni di una ricerca estetica col misticismo che una Croce deve esprimere in qualsiasi sua re-interpretazione. Alcune opere sono sentite dall’autore come modelli di studio destinati ad ambiti architettonici o monumentali. La mostra intende offrire un momento di riflessione sul segno e la sua forza spirituale grazie alla ricerca del designer-architetto-orafo Lucio Iezzi e alla suggestione del luogo. Attraverso l’esposizione delle cento croci realizzate in materie e dimensioni differenti: legno, ferro, acciaio, vetro, argento ed oro, il visitatore avrà modo di leggere in pieno il messaggio della composizione del maestro e di confrontarsi con le emozioni che il segno evoca. Questo lavoro è frutto di uno studio introspettivo, un processo mentale di disamina analitica e ricerca avvincente, lo spirito di ricerca si può configurare come uno stadio meditativo dove possono confluire e affiorare percezioni, nozioni, memorie, emozioni, esperienze e la conoscenza della materia in concerto con le abilità manuali danno così forma al pensiero.
L’artista – È un architetto, nato in Italia nel 1950. Nel 1968 si diploma presso l’accademia Albertina di Belle Arti di Torino, città in cui prosegue gli studi universitari in architettura presso il Politecnico dove consegue la laurea nel 1975. A metà degli Anni ’80 l’attività professionale si concentra nel settore argentiero con una produzione in proprio. Dal 1996 al 2000 assume la curatoria delle 22 esposizioni della mostra itinerante ARGENTI ITALIANI – SELEZIONE DESIGN, organizzata in collaborazione con la direzione generale delle relazioni culturali del ministero degli affari esteri. Dal 1992 si dedica anche ad una ricerca specifica sul gioiello, impostata sul design di soggetti concepiti per la manualità e ispirati spesso da nuove logiche costruttive sperimentali, in cui si propone una sintesi estetica del tutto personale.
La croce nelle parole di don Adolfo Russo, direttore del Museo e vicario episcopale per la cultura della diocesi di Napoli – «La croce è un simbolo evidente a tutti. Essa racconta una storia antica, una storia di amore e di dolore, di morte e risurrezione, la vicenda di un uomo con un nome inconfondibile: Gesù. Croce come oggetto sacro, come compendio del dolore del mondo, croce come scandalo…e come di-segno, progetto di vita. Guardarla in tal senso, permette di leggerla come il più grande gesto di amore per il mondo. La croce diventa di-segno nella immaginazione creativa di Lucio Iezzi. Egli, con le mani e con il cuore, modella, plasma, ritaglia forme su forme di croci, a misura della sua genialità. L’una diversa dall’altra, perché nessun dolore è ugiale all’altro. Dieci, cento, forse mille croci, come quelle che segnano la nostra esperienza di vita. Perché una mostra su una croce a Napoli? Perché Napoli è una città fantastica ma anche difficile e problematica e dolente, in cui le croci non mancano. La Chiesa di Napoli da diversi anni si è aperta particolarmente alla città e ai suoi bisogni; la nostra è una Chiesa che sta cercando di uscire da se stessa per prendersi cura delle croci che la città vive quotidianamente».