Giovedì 16 giugno, nella sala Colombo dell’Hotel Mediterraneo a Napoli, si è tenuta la terza e conclusiva giornata del seminario, destinato ai giornalisti, per la sensibilizzazione sul mondo dei Rom, dei Sinti e dei Caminanti in Italia, intitolato “NewsRom, informare senza pregiudizi”. Dopo Roma e Milano, infatti, anche Napoli ha ospitato l’iniziativa nell’ambito della campagna “Dosta!” ( “basta” in lingua romanes), volta a combattere pregiudizi e stereotipi sui Rom e i Sinti, promossa dal Consiglio d’Europa e coordinata dall’Ufficio nazionale Antidiscriminazioni razziali (UNAR) del Ministero delle Pari Opportunità.
La campagna, ideata dalle principali reti di associazioni Rom e Sinte in Iitalia, la Federazione Romanì, Opera Nomadi, Unirsi e la federazione Rom e Sinti Insieme, ha l’obiettivo di favorire una maggiore conoscenza di questa etnia per incrementarne l’integrazione nel nostro Paese e scongiurare i rischi di emarginazione sociale, attraverso l’organizzazione di percorsi formativi per giornalisti ed operatori degli enti locali. “Dosta” sostiene spettacoli, mostre, premi, seminari, conferenze e campagne nelle scuole per diffondere la conoscenza della cultura Rom e del suo importante contributo offerto alla storia europea.
Al dibattito partenopeo, integrato da proiezioni di filmati e reportage originali, sono intervenuti come relatori Luca Bravi, docente presso il Dipartimento di Scienze dell’Educazione dell’Università di Firenze, Eva Ciuk, giornalista del Tgr Friuli Venezia Giulia, Bianca Stancanelli, inviata di Panorama, Simone D’Antonio, di Cittalia – Fondazione Anci Ricerche, Don Gino Battaglia, direttore dell’Ufficio nazionale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso della Conferenza Episcopale Italiana, Salvatore Esposito, comunità di Sant’Egidio, Barbara Pierro, presidente dell’associazione “Chi rom e chi no”, Alfonso Pirozzi, Ansa, Donatella Trotta, giornalista culturale del Mattino, Dario Moricone, giornalista di Televideo Rai e moderatore dell’incontro. Ha introdotto il dibattito Roberto Chinzari, segretario dell’Associazione Giornalisti Scuola di Perugia. Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ed il Ministro delle Pari Opportunità, Mara Carfagna, hanno inviato i propri auguri ed hanno espresso apprezzamenti in favore dell’iniziativa.
<<I rom sono nostri concittadini e come tali vanno tutelati. I dati riguardanti la Campania sono inaccettabili. Siamo un caso negativo in Europa e bisogna parlarne. Mi auguro che la nuova Napoli di De Magistris svolga un lavoro capillare che possa condurre a un risveglio civile>>: con queste parole Ottavio Lucarelli, presidente dell’Ordine dei giornalisti della Campania, ha introdotto l’incontro.
Uno dei temi più affrontati nel corso del dibattito è stato quello della mancanza di sicurezza negli accampamenti Rom. L’ultimo incendio è scoppiato il 5 maggio 2011 tra le baracche di via Marina, nei pressi dell’ospedale Loreto Mare. La situazione dei Rom a Napoli è da sempre difficile: nei campi convivono infatti Serbi, bosniaci, kosovari giunti a Napoli spesso clandestinamente in seguito alla lunga guerra in Jugoslavia.
Sono trascorsi dieci anni dai roghi di Scampia, che allora ospitava sette campi abusivi in cui vivevano circa due mila rom, scatenati per vendicare le vittime di un incidente automobilistico causato da un autista rom. Tre anni fa, era il maggio del 2008, si verificarono gli attacchi ai campi di Ponticelli, dopo il tentato rapimento di un bambino italiano a opera di una rom di 16 anni. La polizia intervenne per evitare il linciaggio degli abitanti del campo.
A Napoli est attualmente esistono sette campi, frutto della fuga dei rom dai roghi di Ponticelli. A Scampia vivono millecinquecento Rom, di cui più di quattrocento ospitati in Villaggi di Accoglienza Comunale dove sono stati attivati progetti di vigilanza sociale, di inserimento scolastico, di educazione alla legalità. A Soccavo, in una ex struttura scolastica, sono stati accolti centocinquanta Rom rumeni con numerosi progetti di integrazione, rivolti soprattutto ai minori.
A Napoli è la situazione dei bambini a destare grande preoccupazione. Il popolo Rom è infatti per il 60% formato da minorenni. Secondo Opera Nomadi, nella città partenopea, dopo cinque anni di attività del progetto comunale Napoli – Zona Nord, la percentuale di minori Rom che frequenta le scuole materna ed elementare con regolarità è del 50%. La percentuale scende a circa il 20% nella scuola media; tra le cause della dispersione vi sono la necessità di contribuire all’economia familiare, per le ragazze al ménage domestico e, in più, i matrimoni precoci. Tuttavia il principale ostacolo alla frequenza è rappresentato dalle necessità economiche delle famiglie che impiegano i bambini per il “mangel”, termine romanés traducibile con “mendicare”.
Luca Bravi ha descritto il travagliato percorso storico della popolazione Rom. Rom e Sinti furono vittime delle persecuzioni nazi – fasciste e deportati, nel caso dei Rom italiani, nei campi di sterminio di Agnone (convento di San Berardino), Berra, Bolzano, Tossiccia e nelle isole Tremiti. Nella notte tra il 2 ed il 3 agosto 1944, ricordata come “la notte degli zingari”, lo psichiatra infantile Robert Ritter fece deportare numerosi Rom ad Auschwitz. Nella Legge 211 del 20 luglio 2000, che istituisce il “Giorno della Memoria in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici nei campi nazisti”, non si fa alcun riferimento al genocidio dei Rom.
Stupro della Caffarella (Roma), 14 febbraio 2009: Karol Racz e Alexandru Isztoika Loyos vengono arrestati e accusati di essere gli autori della violenza sessuale. In quel periodo, in cui i termini Rom e Rumeni venivano ancora spesso confusi, si pensava soltanto a cercare un colpevole. Dopo numerose settimane in cui Racz e Loyos erano stati già presentati da tutti i media come i colpevoli della efferata violenza, verrà dimostrato dalla polizia scientifica che i due erano del tutto estranei alla vicenda.
La giornalista Bianca Stancanelli, inviato di Panorama ed autrice del libro “La vergogna e la fortuna. Storie di Rom”, ribadisce l’importanza dell’iniziativa come spunto di riflessione sul modo in cui i media si occupano del mondo Rom. Nel 2008 Napoli, Roma e Milano vennero identificate come i luoghi della “emergenza Rom”. Pertanto il Ministero degli Interni varò un censimento che venne operato tra coloro che vivevano nei campi. Il censimento costò circa tre milioni di euro e risultò che in tre città, aventi una popolazione complessiva, di residenti, superiore ai cinque milioni di abitanti, la popolazione Rom era formata da dodici mila persone. Questi dati per l’inviata di Panorama sono irrisori. Secondo la giornalista, nel processo di integrazione di queste popolazioni, i media e la politica hanno un ruolo purtroppo negativo. Inoltre sui giornali è molto difficile trovare spazio per parlare di Rom e Sinti se non i termini di “ladri”, “accattoni”o “ bugiardi”. Nell’enciclopedia originale Treccani alla voce Zingari corrisponde tale definizione: “di regola passano per una razza spregevole”. La data di edizione di quel volume è 1949. La Stancanelli ricorda che nel 1948 era già stata approvata la dichiarazione universale dei diritti dell’uomo il cui articolo 1 afferma che “tutti gli essere umani nascono liberi ed uguali”. La domanda da porsi allora è: sono esseri umani gli zingari? Nel corso del dibattito, Bianca Stancanelli ha deciso di raccontare la storia emblematica di Laura Alilovich, figlia di bosniaci e nata in un campo “nomade” a Torino sulla strada dell’aeroporto. Oggi Laura ha vent’anni ed è assistente alla regia. A sei anni, era il 1995, venne mandata a scuola con altri bambini del suo campo. Nonostante questi bambini fossero puliti, arrivati a scuola venivano lavati e portati in classi speciali in cui, isolati dagli altri allievi, si esercitavano nel disegno. Dopo tre anni alla famiglia di Laura venne assegnata una casa popolare in un quartiere in cui vivevano molti meridionali e da allora la sua vita è cambiata. A nove anni, dopo aver guardato il film Manatthan di Woody Allen, Laura si appassionò al cinema e, quando nel suo quartiere passò un gruppo di cineasti torinesi per girare un piccolo corto, intelligente ed intraprendente, la bambina decise di comunicare ai due italiani il suo sogno: diventare come Woody Allen. I due cineasti le permisero di girare un cortometraggio di sei minuti che le consentì di vincere il primo premio del concorso Sotto diciotto film festival, una telecamera. A quel punto Laura decise di girare il film “Io, la mia famiglia e Woody Allen” acquistato da Rai tre e trasmesso, in seguito, in prima serata. Con questo film Laura vinse un premio internazionale e venne premiata dal principe Alberto di Monaco.
Particolarmente interessante la relazione della giornalista Donatella Trotta, che ha evidenziato l’importanza della figura dello straniero che ci rende “stranieri a noi stessi”.