Convegno di studi su Nicola Ciavolino, due anni dopo. Alla Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, sezione San Tommaso d’Aquino, nella mattinata del 29 marzo, presentazione del libro Nicola Ciavolino a vent’anni dalla scomparsa: il presbitero, lo studioso, l’archeologo, volume monografico di Campania Sacra, rivista di storia sociale e religiosa del mezzogiorno, che raccoglie gli atti del Convegno di studi tenutosi presso la Facoltà napoletana l’8 maggio 2015.
Nicola Ciavolino – Nasce a Torre del Greco l’11 febbraio del 1943. Negli anni della scuola, avviene l’incontro con don Salvatore Maglione, suo insegnante di religione, il quale lo invita a frequentare l’Azione Cattolica e il gruppo apostolico nella parrocchia di S. Maria del Principio. Ed è proprio in questo contesto che sente la chiamata al ministero sacerdotale. Nel 1972, nella cattedrale di Napoli, il cardinale Corrado Ursi lo ordina sacerdote per nominarlo poi vicario parrocchiale di S. Maria del Principio. Particolarità del suo sacerdozio è l’amore per l’arte sacra, che diviene per lui impegno coscienzioso di studio, vissuto con generosità e sacrificio. Nel 1974 viene nominato vice ispettore delle catacombe di Napoli e della Campania. Nel 1984 riceve nomina come docente di archeologia cristiana nella Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, sezione San Tommaso d’Aquino, e diviene membro ordinario dell’Accademia di Scienze, Lettere ed Arti di Napoli. Nel 1985 il cardinale Corrado Ursi lo nomina prelato della Cappella del Tesoro di S. Gennaro, incarico che ricopre fino alla morte, avvenuta, per un male incurabile, il 29 agosto del 1994.
Il volume – Raccolta degli atti di un convegno, a sigillo di una sinergia tra studiosi di istituzioni accademiche civili e la Facoltà teologica napoletana. La figura di Ciavolino è studiata dagli autori sotto tre aspetti: il sacerdote, lo studioso e l’archeologo. Ed anche uomo di Chiesa e uomo di scienza. All’uomo di Chiesa sono dedicati gli interventi di Giuseppe Falanga, teologo e docente di Teologia dei Sacramenti, e le testimonianze di Antonio Di Donna, vescovo di Acerra e segretario della Conferenza Episcopale Campana, e Pasquale Giustiniani, docente di Filosofia, che lo ebbero come maestro e come guida. Ad essi si aggiunge il contributo di Francesco Russo, già docente di Bibliografia e Biblioteconomia della Università degli Studi di Salerno, sulla biblioteca personale del sacerdote a Torre del Greco. All’uomo di scienza il volume dedica l’intervento di Fabrizio Bisconti, docente di Archeologia tardoantica e Iconografia Cristiana e medievale dell’Università degli studi di Roma tre, in merito a ciò che Ciavolino ha fatto per le catacombe di san Gennaro, lo studio di Carlo Ebanista, docente di Archeologia Cristiana e medievale dell’Università del Molise, sul contributo di Ciavolino per la conoscenza della Catacomba a partire dagli anni 1971-1972. Ed ancora l’indagine di Barbara Mazzei, officiale della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra, sulle iniziative per la conservazione del patrimonio pittoreo, le prime intuizioni sull’arcosolio di Cerula, messe in luce da Matteo Braconi, docente di Archeologia Cristiana dell’Università degli Studi Roma tre. A concludere, il contributo di Enrico Felle, docente di Archeologia Cristiana e medievale dell’Università di Bari e l’interpretazione data da Ciavolino ad alcune iscrizioni della catacombe di Danilo Mazzoleni, docente di Epigrafia Cristiana e rettore del Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana.
Il programma – Interventi di monsignore Giovanni Carrù, segretario della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra, del professore Gennaro Luongo, direttore dell’Archivio Storico Diocesano di Napoli e del professore Marcello Totili, direttore del Dipartimento di Lettere e Beni Culturali dell’Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli. Ad introdurre e coordinare l’incontro, il professore Gaetano Di Palma, vice Preside della Facoltà Teologica e decano della sezione san Tommaso d’Aquino.
Le dichiarazioni di Gaetano Di Palma – <<Dalla lettura del testo, emergono problemi di grande interesse per la storia di Napoli e dell’antichità Cristiana, che occorrerrà continuare a coltivare con la stessa compentenza e lo stesso entusiasmo del prete archeologo Nicola Ciavolino, e di quanti ne hanno seguito il suo esempio. Abbiamo volute onorare la memoria di un uomo appassionato di servire il Signore e il suo popolo con tutto il suo cuore, la sua mente e le sue forze, applicando a don Nicola quanto disse sant’Agostino nel 412 in occasione della dedicazione di una chiesa: né accendono una lucerne per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, perchè faccia luce in tutti quelli che sono nella casa (Mt 5,15). Chi opera secondo Cristo, ed opera per Cristo, è candelabro. Faccia luce a tutti: che vedano ciò che devono imitare, non siano pigri, senza entusiasmo: ciò che vedono, sia loro di giovamento; non succeda che abbiamo la luce degli occhi e, interiormente, siano ciechi (Discorso 338,2)>>.