È boom, su canali quali Real Time ed MTV, di programmi TV sul dimagrimento, come Obesi: un anno per rinascere ed Extreme Makeover. Come ogni atto comunicativo, anche questo ha delle cause e delle conseguenze. Vediamo insieme il parere dell’esperto.
In una recente intervista uscita su Soft Revolution, Luisa Stagi, ricercatrice presso il DISFOR dell’Università degli Studi di Genova, Coordinatrice del dottorato in Sociologia e co-direttrice del laboratorio universitario interdipartimentale AG-About Gender e dell’omonima rivista, ha espresso la sua opinione su tali programmi, forte della propria esperienza lavorativa nell’ambito dei disturbi alimentari.
Luisa Stagi sottolinea in modo particolare l’aspetto responsabilizzante di programmi siffatti, in quanto manderebbero continuamente il messaggio: “Se hai perso il controllo della tua vita è responsabilità tua e unicamente tua”, creando un’estrema colpevolizzazione, di contro all’obiettiva complessità della questione obesità e dei disturbi del comportamento alimentare.
Tali messaggi, spiega la Stagi, si manifestano ogni volta che il presentatore assume un ruolo da rieducatore, alternando immagini umilianti del soggetto interessato, il quale viene rappresentato in un’ottica di fallimento, come un pigro, che non vuole portare avanti un programma che lo rieduchi al fine di rientrare nel sistema: “Lo Stato non può più pensare alla salute dei suoi cittadini attraverso il Welfare, perché lo Stato sociale non esiste più. Devono essere i cittadini ad essere responsabili della propria salute. Chi non è magro non sta nel sistema”, dice la Stagi, la quale sostiene che questo tipo di programmi rappresentino, dunque, un surrogato di Stato sociale, che si nutre del falso mito “magro=bello=buono” e dell’idea che chiunque “possa essere tranquillamente magro, che bastano diete e ginnastica.”
Guardare tali programmi con distacco e consapevolezza, con occhio critico, avvalendosi di una lettura sociale è sicuramente un buon inizio per minimizzarne gli effetti nocivi.