Un’ Odissea napoletana, quella messa in scena al teatro Bellini a partire dal prossimo 26 ottobre, frutto del progetto di Gabriele Russo, formatosi sulle orme del padre, l’attore e regista Tato Russo. Gabriele calca le scene napoletane debuttando con uno spettacolo chiaramente ispirato all’Odissea di Omero. In scena un gruppo di diciotto attori che si muovono su un palco ricoperto di terra sullo sfondo di mura di pietra. Il poema omerico è un chiaro punto di riferimento per la scrittura di questo testo teatrale, ma lo spettacolo non è una rappresentazione dell’Odissea. Il regista infatti non intende riprodurre le vicende del viaggio di Ulisse, bensì filtrare l’opera attraverso il punto di vista di Telemaco. L’autore è colpito dalla figura del figlio di Ulisse, protagonista dell’opera, il quale, rimasto solo alla partenza del padre con la madre Penelope, si mette alla prova, cercando di superare se stesso, pensando di essere all’altezza di una realtà che però non è ancora in grado di affrontare da solo. Telemaco rappresenta la ricerca. Una ricerca continua sulle tracce del padre. Nel rapporto padre-figlio, Telamaco-Ulisse, il regista rivede alcuni aspetti di una realtà a noi vicina e che ci appartiene. Figli senza padre, smarriti nei confronti del loro presente. Un’accusa all’assenza di maestri e punti di riferimento nella nostra contemporaneità. Un teatro che fa riflettere, emoziona e suscita tanti interrogativi, forse destinati a non avere risposta.