Il vento che soffiava forte a Torre del Greco in un giorno di dicembre del 1831 portava, insieme ai rintocchi lenti delle campane, una notizia grave: <<è morto il curato>>. Quelli che lo avevano conosciuto e amato gioivano tra le lacrime. La gente diceva <<Beato a isso! Beato Lui!>>. Se da un lato, infatti, erano addolorati per la grande perdita, dall’altro si consolavano nella certezza che il loro buon parroco già godesse della Grazia del Signore. Sebbene per la Chiesa sia ancora soltanto (si fa per dire) un Beato, per il popolo torrese Don Vincenzo Domenico Michele Romano è da sempre un Santo. Fin dal giorno in cui celebrò la sua prima messa, nel lontano giugno del 1775, la gente del suo paese lo ha sempre onorato con grande fervore. Stando a quanto riferiscono alcune fonti, pare che una monaca di casa presso la parrocchia di Santa Croce abbia detto in quel giorno: << Non c’è prete qua più santo di questo che è uscito a dir Messa>>. E a distanza di secoli, la venerazione per la vita e le opere del Beato Vincenzo Romano non si è affatto affievolita nel suo paese natale. Una delle particolarità di questo sacerdote risiede proprio nel fatto che tutte le fasi più importanti della sua opera cristiana si siano svolte unicamente a Torre del Greco. Ancora oggi, percorrendo le suggestive stradine del centro storico, è possibile compiere un singolare pellegrinaggio urbano sulle orme del nostro Beato. Qui, ogni angolo è legato a un ricordo. Per queste stesse stradine, infatti, in veste di missionario, il buon parroco camminava ogni giorno per portare al prossimo il conforto della sua predicazione, l’aiuto sincero della sua carità, l’opera generosa e modesta del suo essere vero servitore di Cristo. Un’opera che prendeva forma nei suoi gesti, così come nella sua parola. Tralasciando infatti gli aspetti più popolari della venerazione di Don Vincenzo Romano, ovvero i racconti che lo vedono protagonista come mistico, basta una lettura ai suoi scritti per cogliere l’essenza del suo spirito ardente di fede. Scritti “Sull’Eucarestia”, sul “Modo pratico per aiutare il popolo”, sulle “Meditazioni per la Natività” ed altri ancora. Ma lo scritto che forse più di tutti esprime la semplicità del suo animo è quello su “Il Santissimo Rosario di Maria Vergine, canale di grazie”, in cui, con parole schiette e genuine, il buon padre illustra ai suoi fedeli il modo di pregare la Madonna, dicendo a loro: <<Prima di cominciare il Rosario, ciascuno si fermi un po’, entri in se stesso: faccia un atto riflesso di volerlo recitare col pensiero della mente e cogli occhi della fede…>>. Parole che richiamano alla mente quelle di San Bernardo: <<La preghiera è del cuore, non delle labbra…>>, che a loro volta ripercorrono il sentiero del Vangelo: << I veri adoratori adoreranno il Padre in Spirito e Verità>> (Giovanni 4, 23). Ciò dimostra che non v’è alcun pensiero genuinamente cristiano che non risalga a Cristo.