Eravamo tutti e quattro nell’ostello a sorseggiare allegramente cubalibre e vodka lemon. Parlavamo del Napoli e delle magie di Quagliarella. Del caldo di Miami e delle escursioni da fare. Discorsi da turisti che cercano di passare al meglio gli ultimi giorni delle loro vacanze. Poi, in preda all’euforia, siamo andati a ballare. Il locale era piccolo e affollato, quasi non riuscivamo a muoverci. Ad ogni passo un po’ di birra ci andava a finire sulle scarpe o sui pantaloni. Le ragazze indiavolate ballavano sui cubi, le bariste in perizoma provocano per spillare mance, ondeggiando sensualmente sul balcone e spogliandosi sempre piu’. Uno di noi, per il caldo e l’alcol, non stava proprio al max. Allora si e’ seduto per riprendere fiato. Io mi sono allontanato per fumare una sigaretta e al ritorno non l’ho piu’ trovato. Pensavo fosse tornato in ostello per sdraiarsi o fosse uscito dal bar a cercare gli altri. Non mi preoccupo piu’ di tanto. Continuo a ballare senza farmi problemi. Continuo a bere birra alla spina annacquate tanto da sembrare acqua lete, quella dell’oblio.Quando tutto finisce, faccio un giro per le strade piene di barboni pusher e puttane e poi vado a mettermi a letto. Il mattino seguente scopro l’assurdo: il ragazzo che era con me, si era allontanato con delle ragazze, che avevano cercato di prendersi il suo portafogli con le carte di credito e il passaporto. Lo avevano trascinato fino alla ventesima strada, dove lui aveva tenacemente combattuto, nonostante non si reggesse neppure in piedi. Cosi’, alla fine, aveva perso solo 40 $. Si e’ risvegliato sull’asfalto, in un vicolo schifoso di Washington Avenue, con la lampo aperta, la bocca secca come il Sahara e i postumi di una sbornia tropicale che difficilmente dimentichera’.