Il 15 marzo scorso, il Ministro dell’Ambiente Corrado Clini ha rilasciato un’ intervista al Corriere della Sera che ha scatenato le ire della Coldiretti Campania. Il Ministro, a proposito di un convegno tenutosi a Bruxelles sugli OGM (organismi geneticamente modificati), cita prodotti tipici italiani come il risultato di esperimenti d’ ingegneria genetica: secondo Clini, il pomodoro San Marzano, il riso Carnaroli, la cipolla rossa di Tropea e altri ancora, sarebbero nati grazie ad interventi di mutagenesi sui semi. Gennarino Masiello e Prisco Lucio Sorbo, rispettivamente Presidente e Direttore di Coldiretti Campania, dal sito ufficiale dell’associazione, affermano che le dichiarazioni di Clini non corrispondono al vero, poichè ingegneria genetica e transgenesi non c’entrano affatto col saporito pomodoro San Marzano, eccellenza italianache il mondo c’invidia. Secondo Masiello e Sorbo le parole del Ministro possono essere pericolose, poichè travisano la realtà dei fatti e rischiano di creare prevedibili danni economici sul mercato, inficiando inevitabilmente l’immagine del pomodoro più famoso. A sostegno delle argomentazione della Coldiretti Campania, vale la pena ripercorrere brevemente l’origine e la storia del San Marzano. Nel secolo diciottesimo il Regno del Perù donò al Regno di Napoli il primo seme di pomodoro che, secondo la tradizione, fu piantato proprio nel comune di San Marzano. Attraverso varie azioni di selezione (e dunque senza nessun processo di mutagenesi indotta dall’ uomo), il pomodoro assunse nel tempo le caratteristiche dell’ecotipo attuale, divenendo così inconfondibilmente celebre da essere insignito nel 1996 del bollino D.O.P dall’Unione Europea. Qualche anno fa purtroppo la sua coltura subì una drastica riduzione, a causa dei costi elevati della particolare tecnica colturale, ma grazie all’attività di rilancio della Regione Campania e del Consorzio di tutela, attualmente il cosiddetto oro rosso sta conoscendo una stagione assai positiva, in concomitanza col successo della dieta meditarranea, la cui validità è ampiamente riconosciuta da numerosi esperti nutrizionisti e dietologi. Si comprendono dunque le preoccupazioni di Coldiretti a proposito delle poco accorte parole di Clini, che potrebbero ledere uno dei pochi e fondamentali pilastri dell’economia campana e meridionale.