Non bastava la Cassazione per porre un freno all’abuso di strisce blu. Evidentemente, a dispetto del ruolo che la vede al primo posto nella scala gerarchica della giurisdizione, non fa paura. Almeno alle amministrazioni comunali, che continuano a far come meglio credono. E’ di poche giorni fa la notizia che il TAR del Lazio ha segnalato il problema e a Roma hanno subito lasciato intendere che il sistema cambierà. Chissà cosa succederà in Campania, se si dovrà aspettare anche qui la pronuncia del tribunale amministrativo regionale o già qualche comune si muoverà. A giudicare da quanto è stato fatto in passato, non la prenderanno bene a Portici. Eh si, perché qui si sono superati. Fino a qualche mese fa, avevano pensato bene di ricorrere a ben tre colori per segnalare le strisce: Bianche ( parcheggio gratuito) gialle (posto riservato ai residenti) e blu (parcheggio a pagamento). L’esperimento è durato ben poco, tale è stata la portata del flop. Quelle bianche, per contarle, bastavano un paio di dita. Quelle gialle non servivano neanche ad un quarto dei residenti porticesi. Quelle blu la facevano (ovviamente) da padrone. Ora hanno cambiato di nuovo, coprendo tutto il territorio di parcheggi a pagamento. Peccato che la Cassazione abbia statuito che ciò è possibile solo nelle aree turistiche e comunque assicurando delle zone in cui parcheggiare liberamente. Praticamente Portici è stata trattata alla stregua di Miami e di Los Angeles. E’ il caso di dire, con tutto il rispetto, che bisogna essere più aderenti alla realtà. Va bene cercare di risollevare le casse comunali, ma esagerare no. Portici è sicuramente stata una splendida cittadina turistica, ma nell’800. Oggi è solo la seconda città d’Europa per densità di popolazione, ossia di residenti. Di turismo ce ne è poco, al massimo un turismo di passaggio, sicuramente non tale da giustificare una città tappezzata di strade a pagamento. E non vengano a dirci che ciò serve per la viabilità, perché altrimenti vuol dire che le strisce dovrebbero essere totalmente abolite.