Due milioni di portoghesi, ossia il 20% della popolazione, vive al di sotto della soglia di povertà. La notizia-shock per un paese comunque moderno e pur sempre europeo, è confermata dall’Istituto Nazionale di Statistica Portoghese (INE).
Uno dei principali quotidiani portoghesi, il Jornal de Notícias, denuncia come sia mutato l’identikit di coloro che si recano a mangiare alle mense gratuite. Mauel Lemos, presidente dell’Unione della Misericordia portoghese, spiega: «Prima erano vecchi, disoccupati di lunga durata, persone in situazione di abbandono, tossicodipendenti, senzatetto. Ora c’è gente nuova, che proviene da tanti altri settori della società».
Tutto ciò comporterà un fardello pesante per il Governo uscente, nonché una scomoda eredità per il prossimo esecutivo. Di fatto la povertà strutturale del paese ha una storia abbastanza lunga alle spalle, fatta di errori di valutazione ed accumulo di debito pubblico da parte di diversi governi precedenti.
A pochi giorni dalle elezioni politiche, che vedranno contrapposti il dimissionario socialista Jose Socrates e il social-democratico Pedro Passos Coelho, le proiezioni che fanno più paura sono proprio quelle relative agli indici di povertà.
<<Tutti i candidati parlano molto di povertà, ma nutro seri dubbi sul fatto che stiano promuovendo una vera inclusione sociale>>, dichiara l’economista Isabel Jonet, presidente del banco alimentare portoghese, associazione di assistenza che solo lo scorso anno ha assistito 319mila persone, pari al 17,35% in più che nell’anno anteriore.