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QUANDO

Quando

di Walter Veltroni

ITALIA 2023

105 minuti

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L’ultimo film di Veltroni è rivolto a quella generazione, che oggi ha fra i sessanta e gli ottant’anni, che si sente ancora orfana del PCI, ed in particolare di Berlinguer. All’uscita del film alcune signore hanno fra l’altro commentato: “E’ un’operazione nostalgica ma m’ha colpito al cuore”. Ed è probabile che fosse questo l’intento del regista e della produzione.

L’INCIPIT –   Neri Marcorè è un militante del PCI che si sveglia dopo 31 anni a causa di una botta presa durante i funerali di Berlinguer. Se ne prende cura una suora dell’ospedale, Valeria Solarino, amante dello jogging e con un fisico invidiabile, ed entra in relazione, unico a riuscirci, con Fabrizio Ciavoni, che interpreta la parte di un ragazzo colpito da mutismo selettivo. E qui i detrattori di Veltroni potrebbero avere un insano desiderio che tale mutismo colpisca anche il nostro ormai consolidato regista, perché il film risulta veramente inconsistente da un punto di vista cinematografico.

IL CUORE – Il tentativo del nostro protagonista di ricostruire i 31 anni passati in coma è parziale e, giustamente, anche frustrante. A parte la scenetta con Stefano Fresi, costretto a decantare la solita nouvelle cousine fatta di niente, e che alla fine li orienta verso una trattoria vicina dalla carbonara imbattibile, dove intoneranno anche Bandiera Rossa. Il supermercato al posto della Libreria La Rinascente in via delle Botteghe Oscure e i sorrisetti un po’ rimbambiti di Marcorè non bastano a scaldare i cuori cinematografici ma sicuramente sono sufficienti per quelli politici, in un’operazione in cui il compito di metterci i contenuti è palesemente affidato agli spettatori, nostalgici in fondo, come al solito, soprattutto della giovinezza passata. E alcuni lo faranno con piacere e commuovendosi. Tralasciamo il versante politico della vicenda, rilevando però che il nostro autore è stato uno dei protagonisti, nel bene e nel male, di quel periodo di oblio che Marcorè non riesce a capire, e sul quale invece Veltroni avrebbe potuto fornire chiavi di lettura più puntuali e meno nostalgiche.

SUGGESTIONI – A qualcuno potrà venire in mente il film Goodbye Lenin, di Wolfgang Becker, dove una donna si sveglia dopo otto mesi e scopre che il mondo dove viveva non esisteva più dopo il crollo del muro di Berlino ma tutti cercano di non rivelarle il cambiamento epocale.
Qui forse si attaglia meglio il tormentone che interpretava Antonello Fassari in Avanzi, la trasmissione televisiva degli anni novanta, dove l’attore si svegliava anche lui post comunista e l’unica cosa che ricordava, perché ancora in attività, erano i Pooh. A Veltroni va comunque riconosciuto il coraggio di aver fatto il percorso inverso, da politico ad artista, rispetto ad altri a lui contemporanei, come Grillo, Reagan e Zelensky, che sicuramente hanno avuto miglior fortuna nel passaggio opposto.