Sono anni che la vedo. Capelli neri o biondi a seconda della stagione. Viso bianchissimo. Cadaverico. Muove lentamente il suo corpo leggero come l’anima. 21 grammi. Non di più. Avrà al massimo venticinque ventisei anni, portati malissimo. Ferite ancora aperte, che buttano sangue. Glielo leggi negli occhi scuri. Nello sguardo perso e triste.
A volte l’ho vista senza forze trascinarsi per salire sul treno. Per trovare un posto e sedersi. Io andavo a studiare a casa di qualche amico. Lei chissà dove a perdere un altro pò di sè. Sempre la stessa tratta. Lo stesso tragitto. Via Libertà-Piazza Garibaldi. Piazza Garibaldi-Via Libertà. Con addosso sempre gli stessi vestiti.
La guardano tutti, ma lei non ci fa caso. Non se ne cura. Passa tra la gente, come se non ci fosse nessuno. Non ascolta i commenti fatti ad alta voce. Non considera gli sguardi sbigottiti e schifati di quanti la osservano e se ne tengono distanti.
Accende l’mp3 e parte per mete ignote e lontane. Luoghi esotici. O freddi.
Ieri sera l’ho rivista. Sembrava lucida. Parlava con sua madre, criticava, dava consigli. Si guardava attorno. Annusava l’aria come spesso fanno i cani. Sembrava diversa. un pò di luce riusciva a diffonderla.