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Riaperta al pubblico l’armeria Farnese a Capodimonte, un viaggio tra le armi d’Europa

Un viaggio completo nelle armi europee d’epoca moderna nell’Armeria Farnese al Museo e Real Bosco di Capodimonte: dal 1 aprile 2018 nuovamente aperta al pubblico, dopo un periodo di chiusura, quella che rappresenta una delle più ricche collezioni d’armi d’Europa.

Armeria Farnese a Capodimonte

Armeria Farnese a Capodimonte

L’armeria – è uno dei più importanti esempi di collezionismo del genere: si compone di un nucleo originario più antico appartenuto alla famiglia Farnese e alle sue guarnigioni (XVI e XVII secolo) e di un nucleo collezionato dai Borbone di Napoli (XVIII e XIX secolo). Al primo gruppo appartengono armi da fuoco, da taglio e da difesa, armi bianche, spade e pugnali, armi da botta, armi in asta, armature e guarniture da guerra e da torneo, queste ultime incise all’acquaforte e parzialmente dorate, appartenenti ai membri di casa Farnese.La maggior parte degli armamenti è realizzata da abili armaioli milanesi, attivi tra il Cinquecento e il Seicento, tra cui il famoso Pompeo della Cesa. La collezione conserva un valore altissimo malgrado danni e dispersioni subiti in seguito all’occupazione napoleonica.Prestigiosa è la collezione di armi da fuoco raccolta dai Borbone, alcune delle quali portate a Napoli da Carlo nel 1734, altre realizzate dalla Fabbrica Reale di Napoli, fondata a Torre Annunziata per soddisfare le necessità e il fabbisogno dell’esercito borbonico.Ai maestri armieri, fra i quali spiccano Michele Battista, EmanuelEstevan, Carlo La Bruna, Biagio Ignesti, Natale del Moro, spettano una serie di pezzi che risentono dell’influenza dei modelli spagnoli.Fanno parte della raccolta anche fucili e pistole delle fabbriche inglesi e francesi, donate ai sovrani: fra questi va segnalata la coppia di pistole a fucile firmate da Jean Baptiste La Roche, celebre armaiolo al servizio di Luigi XV di Francia, dono offerto dai reali di Francia a Carlo di Borbone, in occasione della nascita del figlio Ferdinando nel 1751.Le armi bianche, le spade e le daghe provengono invece dalla Real Fabbrica o dalla Fabbrica degli Acciai, quest’ultima collocata nella palazzina, già della porcellana, nel Bosco di Capodimonte, dal 1782. Sono inoltre presenti alcuni esempi di modellini da guerra utilizzati dalla scuola di artiglieria del regno.

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La Real Fabbrica degli Acciai – Ferdinando IV amava realizzare da se veri oggetti nella fucina installata sopra i suoi appartamenti, ed avere interesse per la arti applicate.Perciò, probabilmente, fu fondata a Napoli, attorno al 1782 una Fabbrica di Acciai, che ebbe risultati immediati, e che il re seguiva sempre da vicino. La Fabbrica, sotto la direzione del cavalier Venuti, si trovava nel Palazzo di Capodimonte insieme a quella della porcellana. Se ne fecero armi di vario tipo con quella tecnica preziosa che fa scintillare le sfaccettature dell’acciaio come brillanti. Il re ne inviava in dono ai reali europei. Come in Francia ed altri Paesi, probabilmente anche qui l’acciaio fu utilizzato anche per le rifiniture di mobili, ma non vi sono certezze. Inizialmente la Fabbrica aveva maestranze viennesi, ma pochi anni dopo se ne assunsero anche di napoletani. La storia di questa manifattura reale è ancora poco nota; inizialmente dipendeva dalla Fabbrica della Porcellana, in seguito, durante l’occupazione militare passò sotto le dipendenze del Ministero dell’Interno, poi del Ministero della Guerra, che la adibì alla montatura di armi.Nonostante le vicissitudini, buona parte dell’Armeria del re è a Capodimonte.

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Sylvain Bellenger, direttore del Museo, ha dichiarato:

Si tratta di una collezione straordinaria, dovuta alla scelta di Elisabetta Farnese di dotare Napoli e il regno da affidare al figlio Carlo III di prestigiose collezioni che potessero costruire l’immagine del potere. Queste armi non sono di uso militare, ma servivano per autorappresentare il regno. La possiamo paragonare a quelle di Dresda, Vienna e Parigi. Elisabetta Farnese con l’Armeria, i dipinti, le sculture, i libri inviati a Napoli assieme al figlio volle costruire l’immagine di un regno.

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