“La consapevolezza è il primo passo”, “Almeno ne sono consapevole!”, “Io almeno riconosco le mie fragilità” sono solo alcuni dei cliché che, in fondo, contengono in sé una grande quota di verità in fatto di emozioni. Il problema dello stress, come di altre reazioni emotive disfunzionali, infatti, non è, come spesso si crede, la loro gestione, ma, in primis, il loro riconoscimento.
La popolazione clinica dimostra, infatti, una certa difficoltà a riconoscere i propri stati di attivazione emotiva, a meno che questi non raggiungano livelli ai quali non notarli sarebbe quasi impossibile. È così che frasi come “Non sono arrabbiato, solo mi dà fastidio”, oppure “Nervoso io? Forse sei tu che dovresti darti una calmata” sono all’ordine del giorno.
La tecnologia che, paradossalmente, è annoverata fra le principali odierne fonti di stress, in questo caso sembra venirci in aiuto: WellBe è l’ultima novità che unisce la tecnologia al rilassamento e alla meditazione e si propone di monitorare i livelli di stress delle persone, avvisarle e suggerire loro tecniche valide tecniche di rilassamento, prima che sia troppo tardi. In che modo?
WellBe è un braccialetto in grado di misurare il battito cardiaco ed utilizza un algoritmo per determinare i livelli di stress e calma attraverso l’ora del giorno, la località e le persone che si stanno incontrando, sincronizzando tali informazioni attraverso il calendario del proprio smartphone. Inoltre, attraverso un’applicazione sul cellulare, è possibile ricevere dei suggerimenti velocemente applicabili per la gestione dello stress, come una meditazione, una musica distensiva o altre piccole azioni, come “Prendi un sorso d’acqua” o “Fai un bel respiro”. Si può decidere se seguire tale suggerimento oppure no e, attraverso la misurazione dei livelli di stress e di calma successivi al suggerimento e alla scelta presa in proposito, l’algoritmo è in grado di stabilire quali azioni rilassanti sono più adatte per una determinata persona, per proporgliele più spesso in futuro, scartando quelle che non si sono rivelate efficienti.
Attualmente è possibile ottenere il dispositivo solo attraverso il contributo di 99 dollari su Indiegogo, la piattaforma di fundrising attraverso la quale gli ideatori, Zach Sivan e Doron Libshtein, avranno la possibilità di raccogliere fondi ancora per poco tempo.
A questo punto verrebbe da chiedersi: È una tecnologia che enfatizza o sminuisce l’umanità delle emozioni? È difficile dare una risposta univoca in casi come questi ed è più corretto rispondere che dipende dall’utilizzo che se ne fa. Sicuramente il braccialetto può essere un valido supporto anche per i professionisti del benessere psicologico, nel momento in cui viene utilizzato come ponte verso lo sviluppo di una maggiore consapevolezza nel paziente, affinché questo impari, via via, a riconoscere autonomamente le proprie reazioni emotive e a gestirle, dapprima servendosi del dispositivo. Se, al contrario, a causa del braccialetto si abdica alla propria naturale e potenziale capacità di riconoscere e gestire le proprie emozioni, allora il dispositivo ha fallito nel suo intento di migliorare il benessere delle persone.
E’ comunque il caso di dire: “La consapevolezza è il primo passo”