Incastonato nel cuore del centro storico, lunga la famosa Spaccanapoli, davanti alle bugne a punta di diamante della chiesa del Gesù Nuovo, in un punto di snodo per la vita culturale, religiosa e politica della città, sorge l’antico monastero di Santa Chiara. Costruzione sacra in tipico stile francescano, voluta da re Roberto D’Angiò nel 1310, è un vero e proprio complesso monumentale di grande rilievo. Qui ancora una volta sono le mura e gli spazi del luogo a parlare, sussurrandoci le vicende più disparate che si sono susseguite nel tempo. Si racconta che nella gotica basilica Giovanna d’Angiò, nella mattina del 29 agosto 1344, fu incoronata regina e che nella stessa chiesa, nel luglio del 1382, fu portato il corpo senza vita della bella angioina, che da allora aleggia in quei luoghi come presenza inquietante. Giovanna rimase vedova di Andrea D’Ungheria, ucciso durante una notte da alcuni congiurati. Durante lo Scisma d’Occidente, rimasta senza eredi, la regina designò come successore quel nipote che si rivelò poi suo carnefice, Carlo di Durazzo. Questi fu incoronato re di Napoli con il nome di Carlo III e, per assicurarsi lunga vita sul trono, fece sì che la colta, avvenente e vendicativa Giovanna il 22 maggio del1382 fosse assassinata da alcuni suoi sicari. La storia narra che fu soffocata con un cuscino di piume all’età di cinquantasei anni. La leggenda vuole che da quel lontano 22 maggio, ogni anno, ininterrottamente, nell’anniversario della sua morte, Giovanna ritorni nel chiostro di Santa Chiara. Una figura esile e scarna avanzerebbe lentamente a capo chino, strusciando i piedi e la veste lungo il chiostro. Disperata per non aver ricevuto nessun funerale e nessuna tomba alla sua morte, è lei ora a portare la morte. Il suo lento incedere è interrotto da piccole soste, durante le quali con una terribile espressione solleva lo sguardo pronto ad incrociare quello di un passante, uccidendolo sul colpo. Storia legata solo alle chiacchiere e alle dicerie del popolo? Ancora una volta non scopriremo mai la verità. Se è vero quanto si narra, infatti, chiunque abbia incontrato la regina non può e non potrà mai testimoniare, essendo stato trafitto da quei suoi occhi assassini.