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Speedball

Strade vuote deserte come nel coast to coast. Chilometri e chilometri di puro vuoto,  cielo terso come uno specchio. Sole alto. Caldo. I raggi penetrano l’epidermide lasciando marchi di fuoco.   Accelero e decelero. Gioco con gli uccelli esotici che mi affiancano e mi sfidano. Perdo sempre. La ripresa è pessima.  La bocca è impastata, ferrosa. Piena di sangue che esce dalle gengive rosse come fragole ogm.Mi fermo ad un motel  per riposare. Entro nella stanza e mi stendo sul letto. Dalla borsa tiro fuori  tutto l’armamentario. Spada e polvere. Cucchiaio e accendino.  Mi tolgo la cravatta e me la lego intorno al braccio.  La roba subito si mette all’opera. Speedball. Una palla veloce che si fa il giro del corpo e me lo infiamma. Nel frattempo comincio a sudare. Il cuore è aritmico. Si ferma e poi riparte come una shuttle in orbita intorno alla terra.  Si riferma e poi riparte. Prendo a sudare come le cascate del Niagara. Sento  una musica lontana che si fa via via più insistente. Comincio a distinguerla e mi sveglio con gli occhi strabuzzati, tremante. La voce di Nino d’Angelo che canta Semp’ cu’ tte mi riporta alla normalità.  Al civico numero 14 del Corso Resina.  Mi affaccio al balcone ma non si vede nessuno. Pomeriggio torrido di un agosto bastardo.

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