Intervista al presidente Ciccone: un’analisi di successi, criticità e un riflettore acceso sul CSV
In uno scenario nazionale e non solo in cui l’aspettativa di vita si allunga sempre più e la popolazione che rientra nella cosiddetta terza età rappresenta una fetta sempre più consistente della cittadinanza, l’associazionismo impegnato su questi temi gioca un ruolo di primo piano nella vita del Paese. Nel 1990, in Italia, è nata la federazione nazionale ADA onlus, da sempre impegnata in tutte le sedi nella tutela dei diritti delle persone anziane, nello studio delle problematiche e degli aspetti del vivere quotidiano che riguardano principalmente gli anziani, nonché nella promozione dell’educazione permanente e della solidarietà intergenerazionale. Nel nostro territorio, l’ADA è guidata da Biagio Ciccone, uomo di grande esperienza nel settore. Ad un anno dalla sua nomina a presidente dell’ADA Napoli e Campania, abbiamo voluto incontrarlo per rivolgergli alcune domande sugli scenari che riguardano questa porzione di terzo settore.
Presidente, qual è il suo bilancio di questi primi dodici mesi alla guida dell’ADA Napoli e Campania?
Sono molto orgoglioso dell’incarico conferitomi e soddisfatto delle prime iniziative messe in campo. Il mondo del volontariato è affascinante e interessante, oltre che fondamentale per il Paese. Solo con il volontariato si potranno affrontare bisogni e problemi per i quali, allo stato attuale, le istituzioni non hanno capacità, soprattutto finanziaria, di intervento. In particolare, come emerso da un’apposita indagine promossa dall’ADA Napoli e realizzata dal dipartimento di sociologia economica della Federico II, con l’allungamento della vita media sarà sempre maggiore il numero degli anziani da sostenere.
Com’è possibile accedere ai risultati di questa indagine?
Sono stati pubblicati recentemente dalla Franco Angeli Editore con il titolo “Conoscere gli anziani per sostenerne i bisogni e costruire il futuro”.
Quali altre iniziative può vantare l’ADA Napoli nell’arco di questo periodo?
Voglio ricordare gli incontri effettuati a Pomigliano d’Arco e in alcuni Comuni vesuviani sul tema dell’alzheimer con la collaborazione di esperti della materia, rivolti soprattutto ai familiari degli anziani affetti da questa patologia, per aiutarli a gestire una situazione a dir poco delicata. Voglio anche ricordare le iniziative realizzate a Ercolano e a Nola per valorizzare con il contributo degli anziani il nostro patrimonio archeologico e culturale.
Il mondo del volontariato risente oggi di una nuova disciplina introdotta con il Codice del Terzo Settore. Qual è il suo giudizio su questo corposo intervento legislativo?
Ho apprezzato molto lo sforzo fatto dal legislatore per disciplinare meglio il volontariato ed evitare certe storture del passato. In particolare, ho apprezzato quelle norme che impongono principi di trasparenza e di democrazia nelle associazioni. Detto questo, voglio precisare di essere consapevole che una legge da sola non migliora il sistema: occorre la ferma volontà degli uomini, nella fattispecie dei soci, di applicare e pretendere il rispetto di questi principi e della normativa in materia. Questa volontà ispira la nostra azione, nonché la nostra partecipazione ad altri organismi, come il Centro Servizi Volontariato Napoli e Provincia (di seguito CSV Napoli, ndr).
A proposito di CSV Napoli, come interagiscono tra loro l’ADA e questo Centro?
Non tocca a me rispondere sulla qualità dei rapporti intercorsi in passato tra l’ADA e il CSV. Posso solo dire che, da quando sono Presidente dell’ADA, i rapporti sono piuttosto difficili, perché irresponsabilmente inquinati da vicende personali, che hanno portato il CSV a negare all’ADA anche l’esercizio dei più elementari diritti. Allo stato, non definirei conflittuali i rapporti, ma semmai di partecipazione costruttiva da parte dell’ADA, atteso che, da socio, intende salvaguardare il buon nome e lo sviluppo del CSV, riconoscendone il valore sociale. E proprio per questo atteggiamento non possiamo non amareggiarci quando ci vengono prospettati dal CSV ripetuti cambi di casacca di qualche rappresentante, che, anche per essere realizzati in prossimità del rinnovo degli organi sociali e contemporaneamente a sostituzioni, non possono non far ipotizzare che per alcuni il volontariato è ormai un “mestiere” e che la scelta dei componenti degli organi sociali non è materia di responsabile discussione tra le associazioni socie, ma tra singoli soggetti che hanno dimenticato di essere solo dei “rappresentanti”. All’interno del CSV, la maggior parte delle persone opera da “vero volontario”: ha un proprio lavoro e dedica il proprio tempo libero al volontariato. Ma forse – e sottolineo “forse” – non è così proprio per tutti. Il volontariato, come qualsiasi settore di attività, ha bisogno di cambiamenti continui, da attuare soprattutto con il ricambio degli uomini nelle posizioni di responsabilità gestionale; ricambio che è sempre salutare per tutti, altrimenti si generano storture, come l’esistenza dei “mestieranti del volontariato”.
Lei ci ha appena parlato di «partecipazione costruttiva» da parte dell’ADA e di «rapporti inquinati» dall’altra parte. Ci può fare qualche esempio concreto?
Guardi, proprio nei giorni scorsi si è discusso il bilancio 2017 del CSV Napoli: per la prima volta abbiamo potuto esaminare un conto economico. Per senso di responsabilità, abbiamo votato favorevolmente. L’aver chiesto chiarimenti su più costi – quale quello per 16 dipendenti a tempo indeterminato, di cui due giornalisti – e l’aver evidenziato che nell’esercizio 2017 il costo del personale si è sensibilmente incrementato e che insieme agli altri cosiddetti costi di struttura incide per circa il 47% sui proventi, non significa affatto voler danneggiare il CSV. Anzi, è la prova che, nell’interesse dello stesso, intendiamo assolvere al nostro ruolo di soci con consapevolezza, ovvero discutendo per capire e per concentrarci tutti sui problemi gestionali, che, a mio avviso, per la situazione del Paese aumenteranno. Non si può più dare per scontato che arriveranno sempre le stesse risorse finanziarie. Con anticipo vanno gestiti con oculatezza tutti quei costi che, per la loro rigidità, sono poi di ostacolo a operazioni di adattamento a mutate situazioni finanziarie. D’altra parte, penso che sia dovere di tutti noi, che operiamo nel sociale con risorse pubbliche, riservare quante più risorse al conseguimento delle finalità istituzionali.
Questo presidente, insomma, sembra avere le idee chiare. Alcune delle sue dichiarazioni suonano forse come un attacco ai «mestieranti del volontariato», ma a ben guardare rappresentano probabilmente un appello alle coscienze di quelle tante persone di spessore e valore, il cui ruolo e il cui nome, insieme a quello del CSV e di tutto il mondo del volontariato, meritano di non essere sporcati. Siamo certi che sia interesse di tante altre persone e figure autorevoli operare nella massima trasparenza e nel vero interesse del mondo del volontariato.