<<La caccia ai quadri non ha regole, non ha obiettivi, non ha approdi, è imprevedibile. Non si trova quello che si cerca, si cerca quello che si trova. Talvolta oltre il desiderio e le aspettative>>, così Vittorio Sgarbi dà vita ai Tesori nascosti. Tino di Camaino, Caravaggio, Gemito, a Napoli, dal 6 dicembre al 28 maggio 2017, nella Basilica di Santa Maria Maggiore alla Pietrasanta, recentemente restaurata e tornata così alla luce dopo anni di abbandono in Piazzetta Pietrasanta 17-18. Mostra che vanta il patrocinio di Arcidiocesi di Napoli, Regione Campania, Comune di Napoli, Città Metropolitana di Napoli. Main sponsor, il Gruppo Credem. Per i visitatori, incluso nel biglietto, una app, scaricabile per IOS e Android, che mette a disposizione i contenuti della mostra, illustrati da Vittorio Sgarbi.
Il titolo della mostra – Suggerisce l’intento di portare alla luce ciò che normalmente è nascosto: opere d’arte che non sono esposte nei musei pubblici ma appartengono a fondazioni bancarie, istituzioni e collezionisti privati; di conseguenza, difficilmente visibili al grande pubblico, dando spazio al mistero del collezionismo, che secondo Vittorio Sgarbi è <<l’interesse per ciò che non c’è>>. Grandi capolavori concepiti da intelligenze, stati d’animo, emozioni che rimandano ai luoghi, alle terre, alle acque, ai venti che li hanno generati .
La rassegna – E’ una prosecuzione della mostra Il Tesoro d’Italia, svoltasi all’Esposizione Universale di Milano nel 2015 che, considerato l’enorme successo, con oltre 850.000 visitatori, si è in seguito trasferita nelle aree espositive del MuSa – Museo di Stato di Salò, proponendo il percorso Da Giotto a de Chirico. A Napoli, tra le novità rispetto alle precedenti edizioni con 150 opere, propone il dipinto del Michelangelo Merisi detto Caravaggio La Maddalena addolorata. L’evento napoletano si propone di dipingere un quadro della geografia artistica italiana, tenendo conto delle sue molteplici tinte e sfumature, ospitando i capolavori provenienti da diverse scuole e regioni. All’eterogeneità geografica si associa quella temporale: le opere attraversano un arco di tempo che va dal XIII secolo sino al Novecento, con l’obiettivo di mostrare l’evoluzione artistica di stili e correnti che si dipana tra una testa di maestro federiciano del 1250, sino a un autoritratto di Antonio Ligabue.
Tra le 150 opere esposte - Maestro federiciano, Scuola giottesca, Maestro del Crocefisso Corsi, Tino di Camaino, Bartolomeo Vivarini, Jacopo da Valenza, Francesco Prata, Marco Basaiti, Stefano da Putignano, Bernardino Luini, Giampietrino, Severo Ierace, Leonardo da Pistoia, Tiziano, Paolo Veronese, Michelangelo Merisi detto il Caravaggio, Giovanni Francesco Guerrieri, Battistello Caracciolo, Pietro Paolini, Giuseppe di Guido, Guercino, Matteo Loves, Mattia Preti, Luca Forte, Luca Ferrari, Francesco Cairo, Benedetto Zalone , Giacomo Ceruti, Ignaz Stern, Francesco Solimena, Giambattista Piazzetta, Paolo de Matteis, Corrado Giaquinto, Sebastiano Ceccarini, Filippo Palizzi, Francesco Saverio Altamura, Domenico Morelli, Vincenzo Gemito, Giovanni Francesco Pieri, Gennaro Villani, Eugenio Viti, Giorgio de Chirico, Giorgio Morandi, Antonio Ligabue.
La Basilica ospitante- Edificata nella prima metà del VI secolo nell’area più antica della città, fu la prima dedicata alla Vergine. Subì varie modifiche nel corso del tempo, come la pianta nel XVII e la cappella del Salvatore nel XVIII, la torre campanaria è originaria del X-XI secolo (la più antica di Napoli). Si narra che in questo luogo fu sepolto papa Evaristo. Il nome Pietrasanta deriva dal fatto che all’interno è custodita una pietra che concedeva l’indulgenza a chi la baciava. La chiesa attuale è stata realizzata, in chiave barocca, tra il 1653 e il 1678 su progetto di Cosimo Fanzago. Negli anni aveva subito molti danni (come quelli causati dai bombardamenti durante la Seconda Guerra Mondiale) e per quanto si sia fatto di tutto per restaurarla, vent’anni fa si decise la sua chiusura.