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The Fabelmans

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The Fabelmans

di Steven Spielberg

USA 2022

151 minuti

E’ il film con il quale iniziare il 2023, perché racconta anche della nostalgia, attraverso la storia, in parte autobiografica dello stesso Spielberg, di Sammy Fabelman, ossessionato fin da ragazzino dalla settima arte. Gli anni sono i ruggenti ’50 e ’60 nell’America delle distese dell’Arizona e del Garden State, il New Jersey.

Due ore e mezzo di cinema nel Cinema, con la chicca dell’incontro con John Ford, il regista di Ombre Rosse, fra psicodrammi familiari e vicissitudini adolescenziali, gestiti con leggerezza.

Spielberg ci ha regalato film spettacolari come E.T., Lo Squalo, Incontri ravvicinati del terzo tipo e Indiana Jones, ma anche toccanti come Shindler’s List, senza mai perdere il gusto per la spettacolarità e la narrazione.

The Fabelmans racconta un po’ le origini di questo mood, ma soprattutto l’amore per il cinema, che per Spielberg è raccontare con la cinepresa, con la stessa facilità con la quale Omero probabilmente poteva narrare l’Odissea.

 

L’INCIPIT – Sammy Fabelman (Gabriel LaBelle) incontra il cinema ed è un trauma, perché rimarrà impressa nei suoi occhi la scena di uno scontro fra un treno e un’automobile, che poi cercherà di superare riproducendo l’evento su un modellino e filmandolo con la cinepresa super8. Adolescente inizierà a girare coinvolgendo le sorelle e gli amici. La cinepresa sarà anche il suo occhio su una realtà familiare complessa, in un nucleo composto dalle tre sorelle (Julia Butters, Keeley Karsten, Sophia Kopera) da un padre ingegnere ambizioso (Paul Dano) e una madre creativa un po’ frustrata (Michelle Williams) per aver abbandonato la carriera da pianista in nome dei figli.

IL CUORE – Il tema dell’amore per il cinema e la famiglia sono il cuore del film. Sammy scopre casualmente l’amore segreto della madre (per altro ispirato alla vera vita del regista, come l’intero il film) e catarticamente proprio attraverso il cinema cerca di superare anche il dolore della separazione dei genitori che, per qualche tempo, da giovane, interruppe la sua vena creativa. Come gli spiega John Ford, interpretato dal regista David Linch, incontrato veramente da Spielberg agli inizi della carriera, il cinema è una questione di sguardo, di prospettiva, di orizzonte: ecco perché è importante dove piazzare la macchina da presa, per dare senso alle storie e ai personaggi.

 

SUGGESTIONI – Spielberg gira da giovane un corto sulla seconda guerra mondiale, coinvolgendo gli amici, e poi da adulto girerà Salvate il soldato Ryan: il cinema avvera i sogni e i sogni nutrono il cinema. Spielberg in qualche modo riesce, con tutta la sua opera, a mettere d’accordo sia i registri alti dell’arte cinematografica che le necessità industriali e produttive.