Il nuovo lavoro di Paul Thomas Anderson non spopola le sale dei cinema italiani, ma si aggiudica il Leone d‘Argento al Festival di Venezia. Un film ispirato al leader di Scientology. Una storia che fa spazio ai traumi imposti dalla seconda guerra mondiale. Storia di una vita condotta da momenti pietosi che resterà legata a un vivere irruento e imprevedibile. Freddie, interpretato da Joaquin Phoneix, vincitore della Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile, è un uomo a volte violento, ossessionato dal sesso e da un amore mancato. Un ex commilitone che alterna il suo perdersi tra una bottiglia di alcol e un insolito incontro. Dodd (Philp Seymour Hoffman) è il guru di una nuova dottrina. Dimostrare al mondo che non siamo come animali e che abbiamo vite precedenti di trilioni di anni, è per lui di primaria importanza, vivere quotidiano e atto di potere. Dodd trova in Freddie ora la sua cavia poi il suo discepolo. E’ un film che non eccede in colpi di scena e forse neanche esagera con topici momenti di suspance, ma vanta una fotografia perfetta e un tempo, quello degli anni ’50, esattamente riprodotto.