Fare bene il bene (Beato Vincenzo Romano). Come uno slogan per il buon vivere, Torre del Greco in raccolta per la festa del parroco santo: 29 novembre la Chiesa cattolica celebra la memoria liturgica del Beato Vincenzo Romano, data in cui fu fatto parroco della Basilica di Santa Croce in Torre del Greco. Celebrazioni Eucaristiche presso la basilica torrese nel giorno della ricorrenza, culminanti con la concelebrazione del presbiterio cittadino presieduta dal cardinale di Napoli, Crescenzio Sepe. Invocato contro i tumori e come patrono dei sacerdoti napoletani, specialmente dei parroci, è venerato dal popolo torrese e da tutti i fedeli che hanno avuto modo di conoscere le sue gesta. Nell’ottobre di quest’anno, in Uganda, a Kalule, gli è stata intitolata una chiesa, realizzata da Famiglia d’Africa, con fondi pervenuti da tutta Italia ma in particolare dalla città di Torre del Greco. Papa Francesco, in occasione dell’udienza del 16 novembre scorso, in cui gli è stato consegnato un deplians del Beato Vincenzo Romano, ha detto che nella sua camera alla Casa Santa Marta è presente una sua statuetta.
La sua storia – Nato nel 1751 a Torre del Greco da una famiglia modesta ma ricca di fede, a 14 anni voleva consacrarsi al Signore seguendo l’esempio del fratello Pietro che era entrato nella congregazione dei Dottrinari. Inizialmente la sua domanda di frequentare il seminario fu contrastata, ma poi venne accolta. Durante gli studi, nei quali diede ottima prova, ebbe occasione di ascoltare le prediche di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori. Ordinato sacerdote nel 1775, tornò nella casa paterna di Torre del Greco, dalla quale non mosse più e nella quale è tuttora conservata la stanza che occupò fino alla morte. Pieno di fervore apostolico, aprì una scuola per ragazzi, che poi con l’autorizzazione del vescovo fu estesa agli aspiranti al sacerdozio; svolse con zelo e con totale disinteresse vari ministeri e fu particolarmente assiduo nella predicazione. Si iscrisse alla congregazione napoletana della Conferenza per le missioni popolari e ogni giorno faceva catechismo in parrocchia; istituì la sciavica, cioè la predicazione all’aperto che si concludeva in chiesa. Quando, nel 1794, una eruzione del Vesuvio devastò il paese distruggendo la chiesa parrocchiale della Santa Croce, egli si impegnò attivamente nella sua ricostruzione, che si sarebbe conclusa nel 1827. Instancabile in ogni forma di attività pastorale, dormiva non più di cinque ore e riceveva i bisognosi in qualunque ora del giorno e della notte. Si devono inoltre a lui il Rosario meditato, il ritiro spirituale al clero ogni primo lunedì del mese e la propagazione della devozione al Sacro Cuore. Curò in particolare l’assistenza spirituale ai pescatori di corallo che costituivano la maggioranza della popolazione maschile del paese. Morì il 20 dicembre 1831 per una polmonite. Fu beatificato nel 1963 da Paolo VI.
Il beato in cammino verso la canonizzazione – Chiamato santo dai suoi contemporanei, non soltanto per la sua dottrina o per gli episodi miracolosi a lui attribuiti, ma anche perché era per loro segno di salvezza. Siamo ora al tempo in cui la sua concreta santificazione è sempre più vicina. Nell’ottobre 2017 si è infatti pronunciata la Consulta dei Teologi in Vaticano che ha dato parere positivo su quello che era considerato il terzo miracolo necessario alla santificazione: la guarigione dal cancro del torrese Raimondo Formisano, avvenuta negli anni 80, <<fu un miracolo operato da Dio per intercessione del Beato Vincenzo Romano>>. La Consulta ha fatto seguito a quella Medica, già favorevole. Si attende, allo stato, la nomina da parte del postulatore della causa di canonizzazione, don Francesco Rivieccio, di un ponente, che presenterà il caso alla Congregazione Ordinaria dei cardinali e dei vescovi; nel caso ci sia esito positivo, il Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi sarà ricevuto dal Papa. Al Pontefice l’ultima parola per definire il miracolo, con Decreto che sarà ordinato alla stessa Congregazione. Ed, infine, nella seduta del Concistoro, la fissazione del giorno in cui Vincenzo Romano sarà dichiarato santo.
I miracoli a lui riconosciuti – Oltre quello al momento in esame per la canonizzazione, sono stati due quelli riconosciuti per la beatificazione: la guarigione di Maria Carmela Restucci, torrese, ammalatasi nel 1891 di un tumore alla mammella, la quale, a fronte delle difficoltà per una operazione chirurgica tempestiva, invocò il patrocinio del Venerabile Sevo di Dio Vincenzo Romano. Durante la notte stessa, dopo un breve sonno, avvertì di essere completamente guarita. Il suo medico curante, dottor Giuseppe Dolce, diede conferma della perfetta guarigione. La seconda guarigione miracolosa è quella di Maria Carmela Cozzolino, anch’ella torrese, religiosa dell’Istituto delle Suore Serve di Maria Santissima Addolora, che nel 1940 risultò affetta da un carcinoma alla gola che, aggravandosi velocemente, finì col renderle difficile deglutizione e respiro. I medici consultati, si astenevano dal prescrivere qualsiasi cura. Invocato, perciò, il patrocinio del Venerabile Servo Vincenzo Romano, si diede inizio ad una novena di preghiere. Giunta ai giorni terminali di agonia, in cui si attendeva solo la sua morte, d’improvviso la malattia risultò completamente guarita, così come confermato dai medici che la esaminarono.
Il suo operato in vita: il Ministero della Parola ed il Vangelo della Carità – il professore Giuseppe Falanga, teologo, docente della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale di Napoli, esperto del Beato, così ne racconta: <<Pur essendo vissuto due secoli fa, il beato ha da insegnarci qualcosa di attuale e universale. Lo si può considerare un originale anticipatore di non poche intuizioni pastorali che avrebbero preso piede nella Chiesa del nostro tempo. Tra tutti i ministeri, quello che Vincenzo Romano considera prioritario è l’annuncio della Parola di Dio, sul cui versante mette in atto sia le sue doti di scrittore che di predicatore. Il nipote, don Felice Romano, attesta che la sua continua predicazione “non arrecava tedio al popolo, perché sempre con piacere accorreva per sentire la voce del proprio pastore, il cui predicare era semplice, scritturale, patristico, pieno di sodi argomenti, senza apparato di gonfie parole, inutili, offensive, ma dirette ad istruire, a convertire i cuori”. Ciò che colpisce nell’infaticabile parroco torrese è l’apertura ai problemi umani e materiali della gente, di cui condivide gioie, dolori e speranze. Dimostra di essere un apostolo della carità sociale; un uomo sempre sulla strada delle persone da salvare, che incontra dovunque, sulle pubbliche piazze, per le strade, le vaste campagne, la Marina, le case. Così Vincenzo Romano è divenuto Santo, facendo il pastore della Parrocchia di S. Croce per 35 anni e struggendosi, come egli diceva, per il popolo a lui affidato. Per questa sua amorosa sollecitudine, egli deve considerarsi anche modello di carità pastorale per i sacerdoti, in modo particolare per tutti i parroci desiderosi di vivere il loro ministero nell’ascolto della Parola che salva, nella fede dell’Eucaristia che santifica, nella sensibilità dell’amore che libera>>.
<<Vi lascio il preziosissimo tesoro della carità fraterna la quale è il solo interno distintivo carattere dei veri discepoli di Gesù Cristo>> (dal testamento spirituale del Beato Vincenzo Romano).