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Totò e la Malafemmena

Era il 1951 quando il principe Antonio Focas Flavio Angelo Ducas Comneno De Curtis Di Bisanzio Gagliardi, in arte Totò, scrisse la canzone Malafemmena. La canzone era dedicata alla moglie Diana Bandini Rogliani, sposata nel 1935. All’epoca in molti pensarono che la canzone fosse stata scritta per Silvana Pampanini, la bella attrice di cui Totò si era innamorato, ma in realtà quando Totò depositò la canzone alla SIAE la dedicò alla moglie Diana, che aveva deciso di lasciarlo e sposarsi con un altro uomo. La malafemmena a Napoli non è, come comunemente si crede, la donna di malaffare, bensì la donna che fa soffrire, la donna crudele. 

Tutto questo e molto altro ancora nel libro “Malafemmena”, scritto da Liliana De Curtis, figlia di Totò e Diana, e Matilde Amorosi. Il libro, che ripercorre la storia d’amore tra il grande artista e sua moglie è stato presentato a Torre del Greco, nel corso di una bella serata organizzata dal giornalista Angelo Ciaravolo, consigliere nazionale dell’Ordine dei giornalisti. In sala, oltre a molti redattori delle testate locali, un vasto pubblico di appassionati del Principe.

Al tavolo dei relatori, oltre al moderatore Angelo Ciaravolo, erano presenti le autrici Liliana De Curtis e Matilde Amorosi, il vice presidente dell’Ordine dei giornalisti della Campania Mimmo Falco, nonchè l’avvocato Francesco Saverio Torrese nelle vesti di critico letterario. Quest’ultimo, parlando del libro, ha commentato: "Le parole della canzone sono come una lacrima sul viso di Totò, un pianto liberatorio dopo una forte delusione".

 

 E alle parole hanno fatto eco le note. Il chitarrista Gianni Festinese, visibilmente commosso, ha interpretato alcuni brani musicali scritti dallo stesso Totò.

Poi è stato il momento delle domande, rivolte ai relatori dai giornalisti e dagli ospiti presenti.

Dato che Totò era un personaggio così pittoresco, come avete fatto a scegliere il materiale da inserire nel libro? 

(risponde Matilde Amorosi) Mi sono lasciata guidare assolutamente dall’istinto, poi quando scrivevo mi confrontavo con Liliana che riconosceva la storia dei suoi genitori.

Nel 1939 lui le chiese “Ma tu mi hai sposato per amore o perché ti interessava il matrimonio?” e lei “Per amore” e lui le rispose “Allora divorziamo”. E così fu, fu uno dei primi divorzi, ma vissero insieme ancora per tantissimi anni da signorini e lui si portava dietro il certificato di divorzio e si dichiarava celibe, ma da allora non si è mai più sposato anche se ha avuto un’altra storia. Quello era un periodo della sua vita che possiamo definire il riposo del guerriero.  

Questo è un romanzo d’autore, quindi lo può leggere chiunque? 

(risponde Liliana De Curtis) Assolutamente si, soprattutto dai giovani, perché così imparano quel qualcosa che purtroppo oggi si è perso, come per esempio il rapporto con i genitori.

(risponde Matilde Amorosi) Certo non è un romanzo di Moccia, è un romanzo di grande passione e grande sentimento, i giovani riscoprono il senso della passione. 

Il grande Totò è stato affiancato da bellissime donne sugli schermi, come viveva il rapporto in casa con sua madre? 

(risponde Liliana De Curtis) Papà era un altro uomo in casa, parlava sempre a bassa voce senza mai urlare, mamma lo diceva sempre che come si era divertita con papà non si era mai divertita nella sua vita.

Quando papà faceva gli spettacoli a teatro mamma era sempre con lui, era materialmente dietro le quinte. Lui l’aveva forgiata a suo piacimento, come lui la voleva, e aveva la grande paura di perderla, lei non faceva niente, non parlava, era a sua disponibilità al 100%. Quindi dato che lui aveva forgiato questa ragazzina/bambina a suo piacimento aveva la paura che se lei si fosse svegliata lui non avrebbe saputo che fare e allora la teneva chiusa e infatti mia madre non è mai apparsa in pubblico. Una volta gli chiesero perché non facesse recitare sua moglie dato che era molto bella, ma Totò rifiutò categoricamente.

Mamma ha avuto il morbo di Alzheimer per sette anni e non riconosceva più nessuno della famiglia, ma diceva sempre alla persona che l’accudiva di apparecchiare anche per Totò perché sarebbe tornato per il pranzo. Le ultime parole che disse Diana prima di morire furono per il suo grande amore “Grazie Totò, mi sei venuto a prendere.” Sulla tomba dei miei genitori c’è scritto:” Totò e Diana, insieme per sempre.”  

Vogliamo parlare della grande umanità di Totò: pochi sanno che nella tomba di Totò oltre alla moglie c’è anche un’altra persona, Liliana Castagnola. Come ha gestito lei questo rapporto? 

(risponde Liliana De Curtis) Papà si è portato sempre questo grande peso, lui giurò che se mai avesse avuto una figlia l’avrebbe chiamata Liliana. Liliana Castagnola è stata una grande chanteuse di tantissimi anni fa, è stata portata da papà e mamma da un piccolo loculo dove stava, nella tomba di papà. Quindi anche in questo mamma è stata una donna straordinaria. 

Le avranno fatto molte volte la banale domanda “cosa significa essere la figlia di Totò…. Cosa significa avere Totò come padre”. Volevo chiederle cosa significa essere la figlia di Diana, della malafemmena? 

(risponde Liliana De Curtis) Mia madre è sempre stata vicina a me, anche quando sono diventata una donna adulta e ho avuto dei figli, mi ha sempre protetta, però io non le ho mai perdonato di essere andata via e di aver lasciato mio padre, aveva sopportato tanto in gioventù e poteva continuare a sopportare un altro po’, e lei lo sapeva che non glielo ho mai perdonato.

(aggiunge Matilde Amorosi) Credo che come la canzone Malafemmena abbia sedato il dolore dell’addio, il conflitto di Liliana è finito con questo libro. 

La canzone

Si avisse fatto a n’ato 
chello ch’e fatto a mme 
st’ommo t’avesse acciso, 
tu vuò sapé pecché?

Pecché ‘ncopp’a sta terra 
femmene comme a te 
non ce hanna sta pé n’ommo 
onesto comme a me!…

Femmena 
Tu si na malafemmena 
Chist’uocchie ‘e fatto chiagnere.. 
Lacreme e ‘nfamità.

Femmena, 
Si tu peggio ‘e na vipera, 
m’e ‘ntussecata l’anema, 
nun pozzo cchiù campà.

Femmena 
Si ddoce comme ‘o zucchero 
però sta faccia d’angelo 
te serve pe ‘ngannà…

Femmena, 
tu si ‘a cchiù bella femmena, 
te voglio bene e t’odio 
nun te pozzo scurdà…

Te voglio ancora bene 
Ma tu nun saie pecchè 
pecchè l’unico ammore 
si stata tu pe me…

E tu pe nu capriccio 
tutto ‘e distrutto,ojnè, 
Ma Dio nun t’o perdone 
chello ch’e fatto a mme!…
 

 

 

 

 

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