Ultima fermata a Brooklyn. Le porte si aprono e velocemente si richiudono. L’aria è rovente, sudata. Senti il caldo che ti entra dentro, ti penetra nelle ossa, ti stordisce. Fuori dalla subway tutti mi guardano strano. Che ci fa un "whitey" in un ghetto nero di Brooklyn? C’è astio, lo vedo. Il loro slang non lo conosco, é per me una lingua misteriosa o forse misterica. Da iniziati. Da adepti di sette segrete e fuorilegge. Va a sbattere contro ogni molecola della mia carne, proiettile pieno di piombo che non lascia segni e ferite. Senza dare nell’occhio mi allontano, dando le spalle a tutti, fermandomi solo per restituire la palla ad un bambino che non ha l’odio dipinto sul viso come una bandiera o un distintivo. Sorride solo. Sorride e tende le mani, mentre 50 Cent rappa GET RICH OR DYE TRYN’. Lo scenario cambia. Intorno a me non ci sono più distese di casermoni popolari e insegne luccicanti al neon di Burger King e Fast food vari. C’è solo varia umanità. Pendolari, operai, nulla facenti e "sola" che si affrettano per i sottopassaggi della Circumvesuviana. Tutti drop out. Fuori. Senza punti di riferimento. Ercolano miglio d’oro. Ercolano scavi. In lontananza il Creator Vesevo si erge superbo. Indifferente. Sarà mai un’oasi felice? Un paradiso ritrovato? Un rifugio di diavoli e santi? I treni continuano a passare. Destinazione Sorrento e Poggiomarino. La sigaretta si spegne, lentamente. La lancio sui binari. Ormai si è consumato pure il filtro.