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Un mago della felicità

Al tempo di Federico II di Svevia, presso il vicolo dei Cortellari a Napoli, accadde un fatto molto strano. Qui c’era una casa dalle piccole finestre con i vetri sempre sporchi e ogni qualvolta che la gente vi passava accanto borbottava tra i denti qualcosa simile a scongiuri,mpreghiere o parole che sembrassero voler tener lontana ogni sinistra e oscura potenza. Causa di tanta agitazione era l’inquilino del quinto piano della palazzina. Uno strano signore, che usciva raramente e aveva le imposte delle finestre sempre socchiuse dalle quali si intravedeva una luce accesa anche di notte. Si chiamava Chico e si pensava fosse un mago. Si diceva che la sua casa era piena di fornelli, coltelli, e che passasse ore intere curvato su un pentolino nel quale bollivano erbe diaboliche e qualcuno giurava di averlo visto intento a lavarsi le mani sporche di rosso che facevano pensare a pratiche orrende. I vicini sapendo tutte queste cose avevano una tremenda paura di questo individuo, che però di orrendo, almeno nell’aspetto, aveva ben poco: barba bianca, un gran sorriso e un’aria di chi sta inventando qualcosa di stupefacente o ha in mente un’idea geniale. Ma Chico a sua insaputa era continuamente spiato da un’astuta e malvagia signora, Giovannella Di Canzio. La donna riuscì a scoprire il segreto del misterioso uomo, che nel suo appartamento non si dedicava ad alcuna pratica magica, ma molto più semplicemente e genuinamente cucinava. La donna scoprì la ricetta segreta di Chico e decise di cucinarla per il re, sapendo che avrebbe avuto un gran successo a corte. Farina, acqua, sale, uova per preparare la pasta, pomodoro,olio, parmigiano e basilico. Il piatto fu mandato a corte dal re. Il grande Federico non aveva mai assaggiato nulla di simile e decise di chiamare questo piatto maccheroni, dalla parola greca <<macar>> che significa felicità. Nel frattempo il povero Chico era rinchiuso nelle sue stanze intento a perfezionare il suo piatto, non sapendo che in tutta Napoli la ricetta dei celebri maccheroni al sugo si era diffusa e stava avendo gran successo. Quando Chico venne a conoscenza dell’accaduto, sentendosi tradito, decise di fuggire e di lui non si ebbe più notizia. Si pensava che fosse stato il diavolo a portarlo via. La leggenda vuole che in quella stanza della palazzina di via Cortellari il mago della cucina ritorni per tagliuzzare i suoi maccheroni mentre la signora Di Canzio gira con il mestolo il sugo e il diavolo con una mano gratta il formaggio e con l’altra attizza il fuoco sotto al pentolone. Certo al povero Chico non fu fatta mai giustizia: non solo gli è stata rubata la fama che avrebbe meritato per la sua impareggiabile invenzione, ma quei pochi che lo ricordano lo associano ancora alla figura del maligno, mentre dovrebbe essere celebrato tra gli angeli del cielo per la felicità che ci ha donato.

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