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Un tempo per la gioia

Foto Sepolcro vuotoSpesso si ha l’impressione che la frase “Gesù è risorto” non faccia più notizia. È un annuncio datato, se non vecchio, fa addirittura parte della nostra identità culturale, per molti è uno dei ricordi dell’infanzia (il crocifisso, il catechismo, i segni di croce della nonna o della mamma…). Si ha l’impressione che la gente risponda annoiata al grido di risurrezione dei cristiani, e l’entusiasmo col quale noi stessi lo cantiamo, a qualcuno (anche a noi stessi?) può suonare falso.

Che Gesù Cristo è risorto ce lo dice il catechismo, la liturgia, la scuola (l’ora di religione), la cultura… Quanti per informarci della stessa notizia!

La semplice informazione trasmette, infatti, solo un contenuto: l’annuncio della risurrezione. Ma per essere efficace occorre che, insieme al contenuto, vengano trasmesse anche le reazioni (gioia, sorpresa, scandalo, preoccupazione, incertezza, paura) che il suo ascolto ha suscitato in colui che portava la notizia.

L’annuncio che attraversa il tempo pasquale non è un annuncio qualsiasi. È il cuore della fede cristiana. È al centro di ogni celebrazione, di ogni impegno di testimonianza. “Colui che è stato crocifisso ora è vivo, Dio l’ha risuscitato”.

 

Con un termine sintetico questa realtà viene designata come il “Mistero pasquale”.

Per i cristiani l’annuncio della Pasqua, della morte e risurrezione di Gesù, è così centrale che coinvolge tutto l’anno liturgico. La domenica è, così, una vera e propria Pasqua settimanale, celebrata da ogni comunità cristiana.

Ma la vera Pasqua dura effettivamente tutta la vita e scandisce il tempo e il cammino dei discepoli di Gesù.

Gli incontri con Gesù sono reali, non un sogno, una fantasia, una illusione. Ma come lo possiamo incontrare? Noi non lo vediamo camminare nelle strade, noi non ascoltiamo la sua voce, noi non vediamo il suo volto, eppure noi crediamo in lui.

II tempo pasquale ci fa rivivere le esperienze degli apostoli che incontrano Gesù risorto e ci rimanda alla nostra esperienza di Gesù, perché a noi, come ai discepoli di Emmaus egli si rivela attraverso le Scritture e nel sacramento dell’Eucaristia.

Egli continua a venirci incontro nei fratelli, soprattutto nei poveri e nella testimonianza dei cristiani.

II colore del tempo pasquale non può che essere il bianco.

Bianco come la luce che inonda la storia con la resurrezione di Gesù.

Bianco come le vesti candide dei battezzati che mostrano a tutti la loro nuova condizione.

Bianco per dire festa, per esprimere la gioia e anche questa radicale novità che ha cancellato tutte le macchie e le scorie del passato.

Cinquanta giorni di bianco, per portarci dalla Pasqua alla Pentecoste.

Cinquanta giorni di bianco, per esprimere la novità che ha invaso la nostra vita e la vita di tutti gli uomini: Cristo è risorto!

Cinquanta giorni di bianco per testimoniare che a dire l’ultima parola sulla storia non sarà il male, con le sue tenebre, ma la splendida luce di Cristo.

Alleluia!

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