Amo viaggiare. Adoro l’idea di visitare posti nuovi, di sentirmi immerso in una cultura diversa dalla mia. Eppure delle mie zone conosco poco. Un po’ per pigrizia, un po’ perché, essendo a portata di mano, non ne subisco quel fascino tipico dei luoghi più lontani. Per questo, ogni anno, a fine aprile, mi riprometto di vivere il famoso “Maggio dei monumenti” e visitare quelle bellezze uniche davanti alle quali passo distrattamente in vespa ogni giorno. Quest’anno finalmente sono riuscito a farlo. O almeno, ci ho messo tutta la mia buona volontà. Una domenica di maggio, in tarda mattinata, mi incammino, sempre in vespa, alla volta del centro storico. Voglio visitare tutte le chiese della zona, a partire da quelle che si trovano nelle traverse di corso Umberto I, per finire con la cappella San Severo e il suo famosissimo “Cristo velato”, che mi aveva incantato al liceo sul libro di storia dell’arte. Niente di tutto questo è stato possibile. Napoli era un deserto. Tutto chiuso. E così la mia domenica d’arte si è trasfromata in uno sfiancante legare e slegare la vespa ai pali, sotto il sole, per cercare invano un portone che non fosse chiuso. Sapevo che il “Maggio dei monumenti” consisteva nell’aprire al pubblico determinati luoghi che restavano chiusi durante l’anno e nell’organizzazione di particolari eventi culturali, ma pensavo che almeno fosse prolungato l’orario di apertura dei posti indicati su tutte le guide che un turista ha in mano nel visitare Napoli. Niente di tutto ciò. Pochi giorni fa sono tornato da un viaggio in Germania e in Austria. A qualunque ora di qualunque giorno, a Vienna, Stoccarda, Monaco di Baviera, tutto era aperto al pubblico e il centro era pieno di turisti e di gente che scendeva per un caffè (o meglio, una birra) e una passeggiata. E Stoccarda o Monaco non hanno certo la storia e le bellezze di Napoli. Lasciando da parte i paragoni sull’efficienza, che sono sempre impietosi quando uno dei termini è Napoli, è quanto mai necessaria una riflessione sulle politiche del turismo. Nel giorno di Pasqua dovevo prendere la circumvesuviana per andare da Napoli a Portici nel pomeriggio. Mi accompagnano in auto a piazza Garibaldi e dopo un po’ scopro che il servizio è interrotto fino al tardo pomeriggio. Stessa situazione per gli autobus. Allora mi sono chiesto: ma un turista che, pur a conoscenza della situazione dell’immondizia, ha eroicamente deciso di passare la Pasqua a Napoli, come può spostarsi verso Sorrento, Ercolano o Pompei? Ma cosa viene fatto concretamente per incrementare il turismo, per sfruttare la più evidente speranza di rinascita di queste zone? Esiste ancora questa speranza? Evidentemente si, visto che si spendono e si spandono milioni di euro per spot e pubblicità che invoglino potenziali turisti a visitare le nostre terre. Bisognerà, però, che qualcuno ci spieghi meglio a cosa servono queste spese folli, se nei momenti cruciali, come le festività, monumenti e servizi di trasposto sbattono la porta in faccia all’avventore. E’ facile, a questo punto, immaginare cosa possa dire di Napoli chi ha ricevuto questo trattamento.