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Una notte da leoni

Una notte da leoni – (t.o.: The Hangover) – Regia: Todd Phillips – Attori: Bradley Cooper, Heather Graham, Justin Bartha, Zach Galifianakis, – Distribuzione: Warner Bros. Italia – Paese: USA 2009 – Uscita Cinema: 19/06/2009 – Genere: Commedia – Durata: 98’

L’addio al celibato per Doug si celebra a Las Vegas, insieme ai suoi più cari amici. Ma l’alba del fatidico giorno, il promesso sposo scompare. Ma nemmeno gli amici si ricordano che diamine hanno combinato in quella notte: e in più si ritrovano un poppante di pochi mesi tra loro. Presentato in sordina sia in Usa che da noi, ha avuto un successo di passaparola dappertutto: da noi è uscito agli sgoccioli della stagione; ma si è difeso, quanto al gradimento del pubblico. È una commedia divertente. La sceneggiatura di Jon Lucas e Scott Moore, parte dalla fine; ricostruisce in flash-back quanto è accaduto. Ma lo fa organizzando questa ricerca in un’atmosfera di suspence; ma che mantiene intatte le sue prerogative comiche. Non è che ci confonde col genere poliziesco: la sospensione è solo un intelligente pretesto che espande i tempi narrativi, separandoli nei vari percorsi che deve ripercorrere il nostro quartetto. È una modalità comica giocata su più livelli: ce n’è uno decisamente slapstick, scatenato; altri che riflettono su conflitti interpersonali che giungono a soluzioni liberatorie; qualche soluzione narrativa prende in giro lo stesso poliziesco. Altri momenti comici, più in sordina, danno luogo ad analisi psicologiche, pur se inscritte con sicurezza nella generale atmosfera comica, accettabilmente precise e circostanziate. Comunque lo sguardo d’insieme non viene mai meno: l’intreccio complessivo è sempre tenuto presente; nessun personaggio “si perde per strada”, nemmeno quelli in attesa della loro venuta alla cerimonia. Anzi: la sceneggiatura ha un’enorme flessibilità rispetto alle coordinate di sub-genere in cui ci si aspetta che dovrebbe trovarsi il film. Il regista, e i suoi sceneggiatori si sono specializzati nella commedia post-adolescenziale: cioè di quelli che l’allora Ministro Padoa-Schippoa chiamò “mammoni”, i trentenni che rifiutano di “crescere”. Che fuggono il confronto con responsabilità impegnative nell’ambito sentimentale. Il film disattende la rigidità di questi schemi, facendo entrare con grande scioltezza e riuscita altri personaggi, come la ragazza, che ricopre il suo ruolo con veloce e abbastanza dirompente efficacia. Sempre avendo presente la velocità narrativa adottata, che da un certo punto in poi diventa spiazzante. E costruisce altre atmosfere, come quelle di quell’immenso pollaio artificiale che è La Vegas e i suoi Casinò. Gli intrecci che le percorrono reggono e funzionano. Qui si vede la bravura senza fronzoli, di pura efficacia professionale, nel costruire i giusti tempi del fare dei tizi in movimento. Questa è la qualità di Hollywood: saper costruire un prodotto medio godibile, con intelligenza ed efficacia. E c’è spazio pure per un Mike Tyson che con rocciosa energia si prende in giro. Mentre tra gli attori, tutti ben funzionali, spicca la rediviva Heather Graham, in una parte piccola, ma costruita con pimpante maestria e simpatia. Mentre tra i ragazzi, Zach Galfiankis, che è il cognato di Doug, è il più sfrattato, imbranato e simpatico di tutti; mentre Ed Helmes, che sembra il più tranquillo, riserva molte sorprese.

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