Non c’è Dio senza carità, non c’è persona senza carità: Vestire gli ignudi, terza tra le Opere di Misericordia e nuova Lettera pastorale del Cardinale Sepe, scritta dopo gli Stati Generali della Chiesa di Napoli che si sono tenuti a Pacognano, ed intesa ad accompagnare l’attività dei presbiteri, dei parroci, dei decani, dei religiosi e delle religiose, dei diaconi permanenti, dei movimenti ecclesiali, degli operatori dei diversi settori organizzativi della Curia.
Nel Palazzo Arcivescovile, il 16 luglio, la Lettera è stata presentata ed illustrata dal cardinale Crescenzio Sepe, insieme ai vescovi ausiliari, monsignore Lucio Lemmo, monsignore Gennaro Acampa, monsignore Salvatore Angerami e il vicario episcopale alla cultura, don Adolfo Russo. “Vestire gli ignudi” segue le precedenti opere di misericordia corporale: “Dar da mangiare agli affamati” e “Dar da bere agli assetati”, in un percorso che ha avuto inizio a partire dal Giubileo per la Città del 2011.
Terza tappa di un cammino rivolto agli ultimi, ai più fragili, ai deboli, a quelli che non riescono a far sentire la loro voce e hanno bisogno di carità e aiuto, in un contesto di nudità fisica e di bisogni primari insoddisfatti, in cui la stessa famiglia e società, che dovrebbero provvedere a rivestirli, appaiono esse stesse tanto scoperte e fragili da esser incapaci di prendersene cura. Chi sono quindi gli ignudi di Napoli indicati nella Lettera dal cardinale Crescenzio Sepe? Sono quelli “che sono stati spogliati dei loro diritti, quei bambini che hanno subito violenza, quelle donne maltrattate, qui giovani che non hanno speranza per il loro futuro. Ed è a loro che la Chiesa di Napoli guarda”, ha dichiarato il cardinale di Napoli, “Dobbiamo rivestire coloro a cui sono stati negati i diritti, privati dei vestiti della dignità. Rivestendoli, costruiamo la città; un compito di tutti, sia della comunità civile sia di quella religiosa. Occorre evitare che l’emergenza diventi quotidiana normalità”.
Quattro sono gli obiettivi prioritari: educare alla sobrietà e alla condivisione, descrivendo la necessità di provvedere di abiti chi non ne dispone, suggerisce a tutti di adottare stili di vita misurati, alla cultura del riuso e del riciclo, contrari all’ostentazione; rivestire i poveri della propria dignità, rivolgendo l’attenzione agli immigrati e a tutti coloro che vivono nella città partenopea in uno stato di indigenza, e, in particolare, donne sfruttate e umiliate che chiedono vestiti, pane e lavoro, ma che necessitano soprattutto rispetto per la loro fierezza di essere donne; cittadinanza responsabile, individuando le cause del malessere dell’ignudo, e non soltanto chinandosi su di esso, e rimettendolo in piedi. Al fine di favorire la crescita del senso di responsabilità civica, nella Lettera pastorale viene suggerito di delimitare dei territori di intervento, creando una rete utilmente operativa tra parrocchie, scuole, associazioni e mondo delle professioni. Forma più alta della carità è la politica, vista come una capacità di elaborare una visione generale della società, eliminando gli impedimenti e creando dei progetti rivolti al bene comune. Ultimo obiettivo indicato è dare attenzione al lavoro, in un contesto in cui la disoccupazione è una calamità sociale che lede gli equilibri familiari e compromette il futuro dei giovani. A tale proposito, cento vescovi dell’Italia meridionale saranno convocati nel febbraio 2017 dal cardinale Sepe, per fornire suggerimenti su come affrontare il problema della disoccupazione. Al tavolo di confronto oltre ai responsabili delle diocesi saranno invitati anche i rappresentanti del governo, delle organizzazioni sindacali, delle strutture datoriali. Particolarmente toccato dalla problematica, il cardinale ha dichiarato: Quanti padri mi scrivono quotidianamente lamentandosi del fatto che non riescono a portare a casa un piatto per sfamare i figli.
Ma, lo spirito che pervade il percorso pastorale misericordioso così intrapreso, si arricchisce con una iniziativa senza precedenti: il cardinale Sepe ha comunicato che la Curia di Napoli, per far fronte alla crisi e nell’ambito dell’anno giubilare della Misericordia, donerà gli alloggi di sua proprietà agli occupanti indigenti che li occupano da tempo, mettendoli prima in condizioni tali da renderli meno fatiscenti rispetto allo stato in cui si trovano attualmente. All’uopo, la Curia sta procedendo alla ricognizione del patrimonio immobiliare; la cessione riguarderà solo le case della diocesi (ci sono anche alloggi che appartengono a Ordini religiosi).
“Pensare insieme, progettare insieme, agire insieme”, così, come con un motto, il cardinale Crescenzio Sepe ha concluso la presentazione della Lettera pastorale “Vestire gli ignudi”, in una fresca mattina di un sabato di metà luglio da ricordare.