Tanti sono stati gli avvenimenti e le coincidenze che mi hanno portato oggi a scrivere questo articolo.
Voglio partire da un anno e mezzo fa, quando decisi di fare il servizio civile. La scelta del progetto è stata subito molto semplice ed è caduta sull’articolo 4, bando speciale sulla legalità a Napoli. Molti sono stati gli incontri con gli altri volontari che avevano come punto di incontro e riflessione i temi della camorra e della legalità a Napoli e in tutta la Campania. In alcuni di questi incontri ho avuto la possibilità di ascoltare le parole di Pino Masciari, imprenditore edile calabrese, che dal 1997 con la sua famiglia vive sotto scorta per aver denunciato la ndrangheta e le sue collusioni politiche, di Silvana Fucito, imprenditrice napoletana che si è opposta alla camorra e al racket e di Don Luigi Merola, il giovane parroco di Forcella che si è impegnato per la riqualificazione del quartiere. Ho avuto la possibilità di conoscere meglio le storie delle vittime di camorra come Giancarlo Siani e Don Peppino Diana che magari prima conoscevo solo per sommi capi. Ho partecipato alla marcia per le vittime innocenti delle mafie che si è svolta a Bari lo scorso anno.La settimana scorso l’incontro con Don Luigi Ciotti. Poi la marcia a Napoli del 21 marzo, la sorpresa di Roberto Saviano presente sul palco, ed infine, pochi giorni fa, l’intervista di Fabio Fazio a “Che tempo che fa” a Roberto Saviano.Saviano durante l’intervista ha ripetuto molte volte che le testate giornalistiche nazionali non hanno mai riportato i fatti di camorra che sono avvenuti a Napoli. Eppure la Camorra , come dicono Don Ciotti e lo stesso Saviano, è un fenomeno nazionale per tanti motivi. Uno di questi è il reclutamento della manodopera edile a nero: le migliori maestranze d’Italia vengono proprio dalla Campania. Anche lo spaccio di droghe e stupefacenti parte da Napoli per poi arrivare in tutta Italia.Il giovane autore di Gomorra ha più volte menzionato alcune delle vittime innocenti della mafia, quelli di cui non si è mai parlato a livello nazionale, e ha più volte chiesto al pubblico se li conoscesse.Loro no, ma io si! Forse perché sono di Napoli, forse perché mi sono lasciata trasportare da questa sete di conoscenza ed ho iniziato ad informarmi.Ed è proprio per questo che scrivo questo articolo. Saviano dice che di camorra non se ne parla abbastanza. Io ho un piccolo mezzo per farlo e ve ne parlo e vi invito ad informarvi e a conoscere le storie di Salvatore Nuvoletta, giovane carabiniere di Marano ucciso dalla camorra, di Dario Scherillo, giovane di 26 anni di Casavatore, altra vittima innocente della camorra, ucciso per sbaglio al centro del suo paese. L’estate scorsa ho letto “Gomorra” e sono rimasta sconvolta: ho letto dell’omertà delle persone, lo sballo e l’esaltazione dei giovani per la droga e le armi, ho letto di un mondo geograficamente molto vicino a me, ma tanto lontano nella vita quotidiana. La settimana scorsa sono stata a teatro a vedere lo spettacolo omonimo, messo in scena da attori eccellenti al teatro San Ferdinando, e mi sono convinta ancora di più che non è possibile che si debba vivere assoggettati da questa macchia che purtroppo prende sempre più piede. Ho ascoltato le storie di molti personaggi coraggiosi che hanno avuto la forza di alzare la testa e ribellarsi e spesso mi sono chiesta se io al loro posto fossi stata così forte. Ci sono tanti modi per combattere la camorra e lo si può fare anche nei piccoli gesti quotidiani come non pagare il parcheggiatore abusivo (perché è una forma di camorra) o non comprare merce contraffatta. Una volta mi hanno detto che un proiettile costa 50 centesimi e mi hanno detto anche che con i soldi con cui si comprano i cd masterizzati si comprano i proiettili e quei proiettili vengono usati per uccidere nelle faide, per uccidere personaggi scomodi e per uccidere chi si trova nel posto sbagliato al momento sbagliato. Io non voglio collaborare a questa carneficina, non voglio uccidere la prossima Annalisa Durante, il prossimo Salvatore Nuvoletta o il prossimo Don Peppino Diana. E voi?